irobUn ironman all’anno, massimo due…E invece no. Per quell’esercito di fissati che sono un po’ tutti i triatleti e che nascondono dietro l’elegante alibi dello “stile di vita” le loro paranoie,  l’ironman è tutti i giorni. Così ogni momento della giornata, ogni piccolo gesto diventa una prova, la risposta alla domanda di tutte le domande: “Non si può fare? Ci provo…”. E’ l’ ironman  delle stupidaggini quotidiane, come uscire dal supermercato carichi con due borse  della spesa e un paio di casse d’acqua e non mollarle, con le dita che diventano blu, per i duecento metri che separano dall’auto in parcheggio.  Come fare le scale di corsa fino alla porta di casa prima che il portone nell’androne torni a chiudersi. Come potare una siepe infinita di piracanta, impilarsi 20 quintali di legna che il trattore ha scaricato in giardino,  caricare da solo la vecchia lavatrice in auto per portarla in discarica. Va così. Uno nuota, corre, pedala si allena ma evidentemente non basta. “Uomo, chi fa un ironman ce l’ha dentro, glielo leggi negli occhi…” mi disse qualche anno fa Aldo Rock  alla presentazione del trofeo Mezzalama, altra follia agonistica però sugli sci. “E un ironman  quando ce l’hai dentro non te lo tiri fuori più”. Può essere. Certo è che arriva un momento della vita in cui tutto ( quasi tutto) gira intorno a quella fissa lì. La sveglia, la borsa al mattino, il lavoro, moglie, figli, cene e amici. Si cerca sempre uno spiraglio per infilarci qualcosa.  Che poi è la fatica delle vasche, di una corsa, di un po’ di chilometri in bici che (sembra assurdo) ma diventano un piacere che molti non si spiegano e anche il modo più spiccio per scrollarsi di dosso qualche senso di colpa. Strana gente i triatleti. Pieni di sè, di noi, di voi e di tutti messi insieme. Guai a confonderli. E come si potrebbe?  Gli corri e gli pedali a fianco e te lo spiegano all’istante  di che tribù fanno parte: “Io le granfondo? No, no…faccio triathlon”. Pardon. Parolina magica che tiene dentro tante cose, di sicuro tre. Molte di più in realtà perchè tutto ‘sto sport (volenti o nolenti) un po’ il carattere lo cambia. O almeno lo fortifica. Così poi si spiegano anche tante fissazioni, tanti tic, tante piccole manie.  Si spiega la testardaggine, la voglia di andare fino in fondo alle cose,  di farle soprattutto per sè perchè poi il segreto è tutto lì. Forte, piano, pianissimo, lenti, veloci e sfiniti…Uno ce la fa ed è tutto merito suo. Non c’è nessuno a cui dir grazie, non c’è trucco e non c’è inganno. Ed  un po’ come portarsi due casse d’acqua fuori dal supermercato con una mano sola e con le dita che non ne vogliono più sapere. Bisogna arrivare al parcheggio laggiù. E ci si arriva, certo che ci si arriva…