resNè bici, nè corsa, niente sport. E’ come in guerra. Così ci raccontano i nonni che stiamo cercando di proteggere e che si mettevano in fila davanti ai consorzi per portare a casa i sacchi di farina distribuiti da militari. Una vita fa. Ma forse avevano meno paura, perchè erano giovani e a quell’età non si pensa a morire. Oggi come allora. Milano è il fronte di una battagliaguerra che si combatte restando in casa, coprendosi il volto con le mascherine e le mani con i guanti di lattice per sterilizzare ogni emozione. E’ la nuova resistenza come ripete il sindaco Sala. In prima linea ci sono medici e infermieri, che non vogliono essere chiamati eroi ma stanno scrivendo la storia. E non solo loro. Eroici sono tutti quelli costretti a lavorare: le cassiere dei supermercati, gli autisti Atm, gli edicolanti, chi ogni giorno continua a garantire i servizi che servono a non farci morire del tutto. E i milanesi stanno alle consegne. Ordinatamente e senza isterie fanno la fila distanziati davanti agli ingressi dei supermercati, lavorano da casa, studiano a casa, vivono a casa. Resistono, insomma. Milano è vuota. E fa un po’ paura perchè non c’è aria di vacanza, non c’è quell’allegra solidarietà che ad agosto tiene insieme i sopravvissuti, quelli che restano in città mentre il mondo si abbronza in spiaggia. Oggi la Galleria e via Montenapoleone sono deserte. Deserta anche piazza Duomo pattugliata dai militari in mimetica che ti chiedono dove vai. E’ come in guerra, bisogna combattere. E serve poco affacciarsi ai balconi e cantare. E’ meglio eseguire gli «ordini».