Non si può andare in bici? E chissenefrega. Non si può correre? E pazienza. Non si può uscire di casa? Ci stiamo abituando. Non si può lavorare? Qualcuno magari si dispera ma neanche tanto…Al di là di un’ironia che serve solo a stemperare la drammaticità del periodo più buio delle nostro Paese, la madre di tutte le domande è: in che mani siamo? Il decreto firmato dal Presidente del Consiglio mette nero su bianco la più grande limitazione della libertà nella storia della  Repubblica. Certo, c’è un’emergenza, ci sono contagi, morti, bare che viaggiano sui camion militari, ospedali al collasso. Tutto purtroppo vero. Ma  nel più completo caos istituzionale, con un Parlamento che non si capisce ancora bene se sia chiuso o aperto,  il governo come  annuncia al popolo italiano  i più grandi “arresti domiciliari” delle nostra storia? Si affida a Facebook. Si fa fatica anche a scriverla una cosa così. Eppure ieri sera il decreto è stato annunciato più o meno a mezzanotte  non a camere unite , non  a reti unificate,  non dal Viminale con la stampa convocata ma da un diretta Facebook del presidente Giuseppe Conte in spregio alle più elementari regole della prassi istituzionale. Non solo.  E’ stato anticipato il senso di una normativa che ancora non c’era, di una serie di misure messe a punto in modo confuso solo questa mattina. E’ una politica dell’annuncio che sta devastando il sistema nervoso del Paese. Due settimane fa la stessa cosa. Il decreto che annunciava la chiusura del Nord aveva scatenato il panico con gente impazzita che aveva preso d’assalto i treni alla stazione Centrale di Milano per fuggire verso il sud. Idem due giorni fa con i supermercati.  Allora viene da chiedersi a cosa serva  una diretta Facebook, che annuncia qualcosa che ancora non c’è, utile solo ad scatenare le paure di una popolazione già di per sè impaurita, se non a conquistarsi la scena? Ma c’è anche un altro punto che indica la deriva. Il decreto è confuso. Si bloccano alcune attività ma non tutte in un compromesso con Confindustria che fa però infuriare i sindacati che minacciano lo sciopero generale. Minacciano lo sciopero generale con  500 morti al giorno? Ma come si fa? Senza vergogna. Siamo un Paese in caduta libera. Che fino a qualche mese fa  ad ogni minima stupidaggine strepitava per la paura che tornasse la dittatura e era sempre pronto a cantare “Bella ciao”.  Ma che oggi recluso in casa non sa far altro che affacciarsi al  balcone e cantare  ” Volare” di Domenico Modugno.