“Non può essere ancora lo sport a pagare le conseguenze delle scelte di un Governo che nei mesi di tregua dati dal virus non è stato capace di organizzare adeguati strumenti di prevenzione. Specialmente dopo aver imposto ingenti sforzi economici alle società e associazioni sportive al fine di poter riaprire, garantendo così i migliori protocolli di prevenzione ai propri sportivi.”  Dall’inizio dell’emergenza sanitaria la Uisp, l’Unione Italiana Sport Per tutti, è sempre stata sul crinale tra responsabilità verso il bene primario della salute di tutti e il dovere di rappresentanza di un intero settore. Ma dopo il Dpcm del 24 ottobre Antonio Iannetta, in rappresentanza del Comitato di Milano e in concerto con Uisp Nazionale, afferma con forza il suo no alle incongruenze che emergono da un decreto che non sembra purtroppo risolutivo dal punto di vista sanitario e discrimina un movimento amatoriale e giovanile che rischia di non risollevarsi più.  “Lo sport di base ha una valenza trasversale nelle politiche pubbliche a partire da quelle per la salute, ma è altrettanto economia sociale, opportunità di lavoro, con pari dignità rispetto alle altre realtà produttive del paese- spiega Iannetta- . Gli investimenti che il nostro mondo ha fatto per garantire la sicurezza e la salute dei praticanti e dei cittadini non possono non essere presi in considerazione. Lo sport di base è davvero in ginocchio e con lui cadrà una parte importante del tessuto sociale italiano.”  La Uisp si augura fin da subito interventi consistenti sul piano delle risorse per ristorare tutto il comparto sportivo e chiede al governo cosa è stato fatto nei mesi estivi per arrivare preparati alla seconda ondata e quali sono  i protocolli di tracciamento e prevenzione  messi in atto. “Ci chiediamo perché ancora oggi non ci siano dei presidi territoriali per assistere i cittadini in materia di sicurezza sanitaria- spiega Iannetta- o perchè non si sia pensato a un sistema di test rapidi per chi vuole praticare attività sportiva all’interno di società e associazioni. Arrivare a imporre questo lockdown dello sport è un fallimento delle politiche nazionali.”