C’era un volta il ciclocross,  arte raffinata dell’andare in bici in equilibrio tra neve e fango, arte del guidare, del far fatica ancor più che sulla strada se è possibile, arte antica di un pedalare da cui il ciclismo tutto prende origine e a volte ritorna,  sport meno patinato ma più affascinante dove non c’è il fashion degli sprinter, le tute attillate delle crono o le bici sempre più glamour di Giro e Tour. Solo fango e fatica,  gambe sporche, facce pure come capita alla Roubaix e nelle classiche del Nord dove infatti  è una religione da migliaia e migliaia di tifosi. C’era una volta il ciclocross e per fortuna c’è ancora, più vivo e vivace che mai e in questi giorni  più attuale che mai con le foto di Fabio Aru che torna a sporcarsi le mani alla ricerca di una voglia, una forma e un’ anima combattente che in queste ultime stagioni ha un po’ smarrito. Fa bene il ciclocross a Fabio Aru che, come tanti, proprio così aveva cominciato. Gli fa bene tornare, infangarsi, dimenticare i truck lussuosi degli squadroni e andare alle gare in furgone,  farsi la doccia con una tanica d’acqua, lavarsi la bici con una canna a gara finita. Fa bene il ciclocross a Fabio Aru ma anche viceversa perchè in questi giorni da Ancona a Cremona a Porto sant’Elpidio si parla tanto e si scrive molto di ciclocross poprio perchè in gara c’è Fabio Aru, senza nulla togliere a tutti gli altri che come lui faticano, si sporcano e magari vanno anche più forte a cominciare dal tre volte tricolore  Gioele Bertolini, al campione d’Italia in carica  Jakob Dorigoni,  da  Cristian Cominelli a Nadir Colledani, Davide Toneatti, Federico Ceolin, Samuele Leone, Daniele Braidot,  Marco Pavan, Stefano Capponi, Stefano Sala,  Filippo Fontana  tanto per non far nomi… Ma va così. Va così  per gli sport “minori” che combattono la loro quotidiana battaglia alla conquista di qualche spazio tra pagine, pagine e pagine di calcio, tra var e moviole, tra le  telenovele di Zaniolo e compagnia.  Ieri è andata in scena l’ultima tappa del Giro d’Italia di ciclocross, che ha visto Aru concludere in ottava piazza  e ora,  il corridore sardo della Qhubeka-Assos, correrà i campionati italiani che sono in programma nel fine settimana a Lecce. Saranno un po’ lo spartiacque che permetterà al ct della nazionale azzurra di ciclocross Fausto Scotti di sciogliere le riserve su una sua eventuale convocazione per il mondiale che si correrà a fine gennaio a Ostenda in Belgio: “Fabio sta correndo bene ed è tornato a divertirsi- spiega Scotti- e ad oggi non mi sento di escluderlo ma neanche di garantirgli la convocazione, dobbiamo vedere come andranno i Campionati Italiani e poi il ritiro con la sua squadra. Non posso decidere solo con lui e comunque abbiamo ancora tutto il mese per pensarci”.  Insomma se la gioca. Ma Fabio Aru in gara in un mondiale di ciclocross che si corre nel cuore delle Fiandre  a fare da terzo incomodo alla sfida infinita tra Wout van Aert e Mathieu Van der Poel  sarebbe uno spot fantastico per il ciclocross, per il ciclismo tutto e anche per lui. Viceversa, appunto…