Le medaglie olimpiche a volte si vincono senza far calcoli . Col cuore, con la follia , con  la determinazione ma senza far calcoli. Si parte e si va… Dal primo chilometro in fuga fino alla fine, fino all’ultimo metro, fino a cadere per terra sfinite, travolte dalla felicità. E pare incredibile per Anna Kiesenhofer ,  trentenne austriaca  ma svizzera d’adozione non fare calcoli, lei che  anni fa a Vienna si è laureata in matematica applicata, che ha fatto la specializzazione e Cambridge, un master a Barcellona e che ora  sta lavorando sulle equazioni differenziali per uno studio del Politecnico Federale di Losanna dove vive e lavora a tempo pieno come ricercatrice . Ma va così. Pronti via e succeda quel che succeda, buttando il cuore oltre l’ostacolo, senza pensare ai chilometri, ai distacchi, al gruppo che ti corre dietro. Una fuga infinita di 137 chilometri  con altre quattro che via via si perdono per strada e le favorite che lasciano fare, che forse non capiscono o forse non si accorgono in questo ciclismo olimpico un po’ più all’antica senza ammiraglie al seguito ma soprattutto senza le radioline che tutto pianificano e tutto consigliano. Così Anna a 41 chilometri dall’arrivo su uno strappo lascia le sue quattro compagne di avventura e arriva da sola sul circuito del Fuji international speedway un minuto e mezzo davanti alla favoritissima olandese Annemiek Van Vleuten, che non sa e quindi esulta come se avesse vinto l’oro, e alla nostra Elisa Longo Borghini, ancora di bronzo cinque anni dopo Rio.  Può succedere solo alle Olimpiadi. E’ la magia dei Giochi, che nonostante siano diventati terra di conquista per professionisti famosi e strapagati, sono ancora capaci di rimescolare le carte. E questa è la vittoria che non ti aspetti. La vittoria della vita per una che in carriera è arrivata prima una volta sola nel 2016 in una tappa al Tour d’Ardèche, che è stata professionista quattro anni fa per una stagione  con una squadra belga ma poi ha mollato  perchè era troppo stressante ma soprattutto perchè, dopo aver studiato una vita, ha deciso di vivere d’altro. E’ il sogno olimpico che torna e che spiega meglio di ogni teoria come può ancora accadere che una che non ha allenatori, tecnici, preparatori, né nutrizionisti al seguito e che stamattina in gara non aveva neppure compagne di squadra possa mettersi tutti alle spalle dal primo chilometro e vincere la medaglia d’oro. Non c’è logica. Non c’è spiegazione ma soprattutto non bisogna far calcoli. Le olimpiadi si vincono anche così…