«Il momento è arrivato. Ho deciso di chiudere a fine stagione la mia carriera nel World Tour e mi piacerebbe prepararmi per partecipare ai Giochi Olimpici in mountain-bike». Annuncio a sorpresa per Peter Sagan in occasione del suo 33esimo compleanno e nel giorno di riposo della Vuelta a San Juan. Al secondo anno con la TotalEnergies, lo slovacco ha deciso di mettere un punto alla sua carriera da corridore su strada per dedicarsi alla mountain-bike e congedarsi ai Giochi di Parigi del 2024. Professionista dal 2011, Sagan ha collezionato 121 vittorie in carriera, fra cui un Giro delle Fiandre, una Parigi-Roubaix e soprattutto tre titoli mondiali consecutivi fra il 2015 e il 2017, oltre a finire in maglia verde a Parigi in sette Tour. «Ho iniziato in mountain-bike e ho sempre detto che mi piacerebbe finire la mia carriera allo stesso modo perchè è qualcosa che mi dà gioia – ha spiegato Sagan – È importante per me anche trascorrere del tempo con mio figlio Marlon e vedere la vita da diverse angolature, non solo da corridore. Non ho mai sognato di fare il ciclista professionista fino a 40 o 50 anni e se riuscissi a chiudere la mia carriera ai Giochi di Parigi sarebbe bello. Non lo faccio perchè voglio una medaglia o altro, è una questione di quello che voglio fare io, per me stesso».  “Petersagan” , tutto attaccato. Non è un caso. Nome e cognome insieme saldano tante cose, non solo di ciclismo. Classe, estro, velocità, destrezza, follia, vittorie, mondiali, immagini e storia di uno sport che lo consacrerà per sempre tra i suoi grandi, tra i campioni assoluti. Richmond, Doha, Bergen tre volte campione del mondo, come nessuno mai nella storia del ciclismo, come solo  lui poteva e ha saputo fare. Sagan ha vinto tanto ma molte più volte ha emozionato . Il segreto è tutto qui. Sprintano in tanti, scattano in tanti e vincono in tanti. Ma Sagan conquista. Con la leggerezza dei grandi, con la maturità di un campione che non sbraita quando per una gomitata lo sbattono fuori da un Tour , con la delicatezza di un uomo che dopo tre titoli mondiali non fa proclami. Ed è anche per questo che  gli altri vincono ma Sagan, anche adesso che gli anni passano sono passati e siamo ai titoli di coda,  ci mette sempre qualcosa in più.  Non il colpo di reni, gesto antico e di tecnica pura, da funamboloqual è.  Sagan ci mette la faccia disincantata, il suo italiano ssghemb0, lo sguardo guascone a volte triste a volte irriverente, la semplicità di un grande in un mondo che spesso si prende maledettamente sul serio.  L’eterno ragazzo di Zilina è il “bambino” che tutti vorremmo essere quando sprinta, quando fa i numeri saltando sui cordoli o impennando in salita, quando stupisce in mountainbike, quando s’inventa attore per gli spot del Giro d’Italia. Gli viene facile e gli viene bene. Non sono i campionati del mondo a incoronarlo, semmai è il contrario.  Ci sono maglie iridate  finite sulle spalle di illustri sconosciuti che le hanno portate in giro per il mondo nel più completo anonimato.  Ci sono campioni del mondo che nessuno più neanche sospetta e neanche immagina. Sagan invece ce lo ricorderemo tutti.  Ci ricorderemo quel suo scatto sul pavè  a Richmond, la volata di Doha   allo stesso modo della “fucilata” di Beppe Saronni a Goodwood . Stessa pasta. Gesti consegnati alla storia, per sempre.  Sagan è stato la rivoluzione in un ciclismo sempre più banale, in una tappa piatta, in un trasferimento, in testa o in fondo al gruppo. E’ stato l’incoscienza e il coraggio, la miscela esplosiva  che comunque ha sempre fatto la differenza anche quando non la faceva più. E’ il personaggio che ha fatto  la gioia di tifosi e giornalisti. Che ha preso a insulti un cameraman della Vuelta che per filmarlo rischiava di farlo atterrare sull’asfalto, che ha pizzicato il sedere di una miss sul podio e  ha fatto imbufalire Fabian  Cancellara, che poi  le ha mandato un mazzo di fiori per scusarsi. Alla miss. Peter Sagan è quello che dopo la vittoria del terzo mondiale che lo ha consacrato consacra stella di primaria importanza in un mondo che è sport ma anche contratti, sponsor, marketing e soldoni,  se n’è fregato di tutto e di tutti e se n’è andato con quattro amici al pub a festeggiare con un birra. Peter Sagan è petersagan. Tutto attaccato. Mancherà.