La Milano-Sanremo partirà da Abbiategrasso e quindi, per fare un po’ i puntigliosi, sarà la Abbiategrasso-Sanremo che un po’ strano suona. Una deviazione nella storia per poi rientrare, dopo aver percorso circa 30 km di strade pianeggianti ai margini del Ticino, nel percorso classico a Pavia, quello che per più di 110 anni ha collegato Milano con la riviera di Ponente. Senza fare troppo i romantici è un “tassellino” di storia che si cancella, conseguenza logica delle leggi del business a cui ovviamente lo sport non sfugge che ci hanno abituato quasi a tutto: a Giri che partono della Norvegia, a Tour de France che partiranno da Firenze, a mondiali corsi sulle strade degli sceicchi senza storia e senza pubblico. Ma l’edizione 114 di una della cinque classiche monumento che il 18 marzo, come da tradizione, aprirà la stagione del Grande ciclismo e che lascia la città dove storicamente è sempre partita si presta anche a qualche altra riflessione che va al di là delle scelte economiche ( comprensibili) degli organizzatori. Milano in questi ultimi anni sulla bicicletta ha investito molto. Ci ha scommesso soprattutto il sindaco Giuseppe Sala, che tra l’altro in bici ci va, facendone una vera e propria battaglia politica. Ciclabili, zone a traffico limitato fino all’ultima sfida, votata poche settimane fa in Consiglio, di fare tutto il possibile per una città dal 2024 a 30 orari. La “bici al centro” insomma che, al di là di come uno possa pensarla, è una scelta moderna, sostenibile, la direzione che tante altre metropoli hanno preso già da anni. Ma la “bici al centro” non può essere solo una battaglia politica, troppo spesso ideologica, che porta a schierarsi con chi pedala o contro chi pedala. La “bici al centro” deve essere soprattutto una scelta di “cultura ciclistica”. La bicicletta è più filosofia che politica, è un modo di essere, uno stile di vita che vede il pedalare quotidiano come gesto di mobilità, di benessere e di sport. E la Milano-Sanremo per Milano è il migliore degli “spot” possibili per tutto ciò. Perchè è una festa di piazza,  perchè ci sono le squadre, i van, le bici e i campioni. Perchè dal centro a via Chiesa Rossa, dove si comincia a fare sul serio, è da sempre una bella sfilata tra le gente che applaude, che si ferma a salutare, che per una volta non litiga e non insulta i ciclisti.  La Abbiategrasso-Sanremo, con tutto il rispetto per Abbiategrasso,  non porta nulla di tutto ciò, ha un appeal da strapaese  difficile da raccontare a chi si collegherà in mondo visione. Per Milano è un po’ una sconfitta che cancella una storia cominciata nel 1907 davanti all’osteria della Conca Fallata lungo il Naviglio Pavese. Pioveva e faceva freddo come spesso capita a marzo e si presentarono in 33. Dubbi non ce ne furono e vinse il francese Lucien Petit-Breton. Un altro ciclismo, un’altra città, un’altra storia che il Comune avrebbe dovuto difendere con più tenacia. E fa specie che il “sindaco ciclista” non sia stato capace di tenersi la Sanremo…