Filippo Conca, 26anni di Lecco, è il nuovo campione italiano di ciclismo su strada. Fine della cronaca e inizio di un sogno, si perchè Filippo Conca corre con il body dello “SwattClub” squadra di categoria “quasi” Continental, quelle considerate di  terza fascia, con budget infinitesimali se rapportati alle World Tour o alle Professional: 90 mila euro contro una 40ina di milioni per una stagione, tanto per capirsi.

Il lecchese ha vinto la prova in linea dei professionisti da Trieste a Gorizia dopo 228,9 chilometri battendo allo sprint i compagni di fuga, Alessandro Covi della Uae team Emirates e Thomas Pesenti della Soudal Quick-Step. Dopo il traguardo è scoppiato in un pianto a dirotto, anche perchè forse non ci credeva nemmeno lui visto che lo scorso scorso, al termine della stagione con la Q.36 Pro Team, stava per ritirarsi dall’attività  agonistica per dedicarsi a un’attività  nel settore del turismo sul lago di Como, dove abita.

E qui comincia questa storia di ciclismo che sta a metà tra utopia e rivoluzione.  Si perchè lo “SwattClub” non è solo un movimento sportivo nato sette anni fa e poi diventato anche un team ciclistico. E’ un’idea nuova di ciclismo che rompe  gli schemi, che spiega come con la passione, con l’intuito, con la spregiudicatezza e l’ostinazione di chi vuol percorrere una nuova strada, si possa togliere un po’ di ruggine a un movimento ossidato sulle antiche abitudini. Un’idea “ostinata e contraria” che nasce nasce per dare una seconda chanche a chi è rimasto fuori dal giro, a chi vuole provarci ma a 24 0 25 anni è già considerato vecchio ( troppo vecchio), a chi non si rassegna all’idea di pedalare senza gareggiare, ha chi ha perso un treno ma crede che ce ne possa essere un altro per arrivare a destinazione.

Lo Swatt club è un po’ questa “roba” qui. Una sfida al ciclismo costituito, ad un mondo in cui si fa fatica ad entrare, ad una comunicazione che ti guarda dall’alto in basso, a telecronisti che fanno sberleffi, che ti liquidano come un gruppo di “fissati”.  E’ la costola di un blog sportivo, “Solowattaggio”, che più di una decina di anni fa mette insieme da un’idea di Carlo  Beretta un gruppo di appassionati via via sempre più numeroso. Nel 2017 diventa ASD SwattClub, una squadra dilettantistica ma più un movimento culturale: senza sponsor sulla maglia, un po’ ( un bel po’) controcorrente, un gruppo di agonisti convinti che amano ritrovarsi ma soprattutto gareggiare. Il primo miracolo è che nel giro di pochi anni gli iscritti allo SwattClub diventano oltre un migliaio, diventano la squadra amatoriale con più iscritti in Italia, forse anche in Europa.

Potere di un’idea, di un’utopia e delle nuove tecnologie che da Milano a Palermo uniscono la passione al tempo di un “clic”.  Un’onda  di amatori corsaioli e stilosi che si ritrovano in un “concetto” ma anche alle granfondo e ogni tanto, agli eventi che lo “Swatt” organizza e diventano via via sempre più partecipati, festosi, coinvolgenti. Ma non basta. Non è sufficiente. “Volevamo fare qualcosa di più. Volevamo fare qualcosa di più per i giovani, dare un possibilità a chi era rimasto fuori dal giro ma credeva di potersi giocare una seconda chanche- raccontava poche settimane fa Carlo Berettta nel TriCiclo podcast- Volevamo andare a correre dove contava, tra i professionisti. Ovviamente con i  nostri pochi mezzi. Senza logistica, senza bus, senza uno staff vero e proprio con massaggiatori che sono nostri iscritti,  con un ds come Giorgio Brambilla che lo fa in amicizia,  senza pagare stipendi ma dando lo possibilità ai nostri corridori di potersela giocare, di poter dimostrare che, anche se per qualsiasi ragione non avevano trovato contratto, non erano alla fine della loro corsa, che c’era la possibilità di una rivincita..”

Lo scorso anno lo Swatt ha iscritto la sua squadra squadra con soli due corridori: Mattia Gaffuri e il danese Asbjorn Hellemose. Quest’anno, oltre al neo campione italiano Filippo Conca, con il body dello “Swatt” corrono tra gli altri Kasper Andersen che ha vinto la Torino Biella, Francesco Carollo, Giacomo Garavaglia, Lorenzo Ginestra e Nicolò Pettiti. “Comunque per essere dei nostri non devi per forza essere tesserato o comprare una nostra maglia- dice Beretta-  Chi va in bici in un certo modo è Swatt nello spirito…Noi siamo convinti che la mentalità di chi crede che se uno fa ciclismo deve fare ciclismo e basta, tutto il giorno, tutti i giorni si può cambiare. Si può fare ciclismo ma in qualche caso si può anche studiare, lavorare. Si può fare ciclismo come lo intendiamo noi…”. E magari vincere un campionato italiano. Perchè come diceva qualcuno…” Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita…”