“La bici, le due ruote della bici sono come un paio di occhiali. Ho provato ad indossarli a guardarci attraverso e sbirciando tra i raggi ho voluto rendere omaggio agli eroi e agli antieroi del pedale che hanno ridato credibilità alla’nobile signorà». E’ un’immagine bellissima e non a caso a renderla è Claude Marthaler, scrittore ma soprattutto “sciamano” della bicicletta con due giri del mondo e centinaia di migliaia di chilometri nelle gambe. Dopo aver scalato tutte le più alte vette dell’universo , dopo aver assorbito colori, immagini, sensazioni, dopo avventure, sofferenze Claude Marthaler ha raccontato la sua anima a pedali in diversi libri. Dal “Canto delle ruote” allo “Zen e l’arte di andare in bicicletta”  il cinquantenne ciclonauta ginevrino descrive il mondo visto dal sellino. La sua è una poesia a tratti visionaria che spesso sconfina nella filosofia e nel linguaggio dei sogni e dei desideri. Racconti di chi vive il viaggio e la bici come una parte di se stesso, un prolungamento del proprio corpo. Racconti che sono ormai sempre dei best seller. E lo stesso destino toccherà probabilmente anche alla sua ultima fatica “L’ insostenibile leggerezza della bicicletta»: 170 pagine di aneddoti distribuite da Ediciclo Editore. C’è la famiglia con prole che ricerca le origini ad est, percorrendo in bici mezza Europa e mezza Asia, o Mohamed che pedala a mano per tutto il Marocco,e poi centinaia di lavoratori che passano ore ed ore sul sedile del proprio ciclo a distribuire pasti, trasportare turisti o consegnare pacchi.  Al contrario di altri suoi precedenti scritti, qui l’autore usa la bicicletta per raccontare chi ci monta in sella e ne esce uno spaccato dei ciclisti di tutto ilmondo e dei paesi da cui provengono. E così ecco la gentilezza estrema degli africani, gli organizzatissimi indiani, i nordici avventurosi e resistenti e la precisione Svizzera nel programmare viaggi e rispettare gli itinerari. Il tutto raccontato con la solita curiosità. Perchè come ama sempre dire Marthaler: “Io sui copertoni che accarezzano la crosta terrestre cerco un equilibrio. Come un bambino. Come un cieco…”.

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