froomeChris Froome è nella storia. Non per i Tour vinti a cui con tutta probabilità aggiungerà anche quello di quest’anno. Neppure per lo spettacolare attacco in discesa dei giorni scorsi o per le sue “frullate” terribili che tolgono il fiato agli avversari. Il keniano-inglese del team Sky è da oggi nella stria del ciclismo perchè è la prima maglia gialla che, persa la bici in un incidente, continua di corsa verso il traguardo come un maratoneta. Neppure nel suo incubo peggiore credo avrebbe mai immaginato una tappa così. Anni fa, in un Giro d’Italia, Denis Menchov nella crono finale sotto il diluvio, scivolò a trecento metri dal traguardo. Panico. Si girò a cercare la bici e per sua fortuna il più lesto di tutti fu il suo meccanico Vincent che saltò giù dall’ammiraglia come un grillo e lo rispedì verso la gloria. Per un soffio.  Oggi Froome un meccacnico fidato alle sue spalle non ce l’aveva. Aveva solo le moto del cambio ruote, inutili se non hai una bici. Poi una bici gialla l’ha trovata, ma gli avessero dato un Graziella forse sarebbe andato anche più veloce. Quindi di nuovo a piedi, di nuovo a correre con la gente che  non capiva però applaudiva. A volte ci si deve mettere nei panni degli altri prima di suggerire qualsiasi cosa.  Di Froome nel caso, che oggi deve aver passato i tre minuti più brutti della sua carriera. E si fa presto a dire che ha perso la testa…Cos’è un ciclista senza la sua bici? Cosa pensa una maglia gialla appiedata ai settecento metri dall’arrivo che vede gli avversari che aveva staccato passarlo senza pietà? Cosa avrebbe fatto chiunque al suo posto? Forse urlato, forse sbraitato, forse si sarebbe toto il casco e l’avrebbe sbattuto per terra urlando al cielo la sua rabbia? O se la sarebbe presa con la prima auto al suo fianco, il primo fotografo, il primo tifoso a tiro…Invece il keniano-inglese ha tenuto acceso il cervello e ha cominciato a correre, ha fatto cioè l’unica cosa che poteva fare in quel momento, aspettando che arrivassero i rinforzi di Sua Maestà intruppati in quel budello del tifo che è ogni strada montagna quando l’arrivo è in quota. Non doveva succedere ed è successo. Troppa gente, troppo tifo, poche transenne e troppe moto? Può darsi. Però non è la prima volta e non sarà l’ultima che Giro e Tour sono una tonnara simile in una grande tappa di montagna. Fa parte del bello di questo sport. Fa parte della sua storia. E da oggi in quella storia ci entra di diritto anche Chris Froome. La prima maglia gialla a salire sul Mont Ventoux di corsa. E scusate se è poco…