nat_boston-marathon_6313-584x330Boston è la vera maratona americana, quella che conta. Più di New York, considerata commerciale, da “parvenu” della fatica, da turisti. Boston è Boston da sempre, da 121 anni sempre  il terzo lunedì’  di aprile durante  il Patriot’s day la festa che in Massachusetts celebra l’inizio della rivoluzione.  Boston che si è sempre corsa, senza mai un’interruzione neanche durante guerre e terremoti. Boston è il fiore all’occhiello degli americani, il punto d’orgoglio, la loro storia sportiva, il simbolo che conservano. Boston è la maratona più dura del mondo con quella sua collina spaccacuore a dieci chilometri dall’arrivo.  Boston per noi è la vittoria di Gelindo Bordin,  il 16 aprile del 1990, dopo l’oro ai Giochi del 1988,  che da queste parti scrisse un pezzo di storia che non cancellerà più nessuno:  primo in 2:08’19” e primo campione olimpico a vincere anche a Boston. Mai più successo. Boston è una ferita riaperta dopo  le torri gemelle anche se poi si è capito che non era la stessa cosa . Boston è Kathrine Switzer la prima donna a correre una maratona capace di cambiare una storia che allora vietava alle donne di correre le lunghe gare perchè si temeva fossero dannose per la loro fertilità. E’ lei la prima in una gara ufficiale anche se vestita da uomo anche se un paio di chilometri dal traguardo un fotografo si accorge dell’inganno. E la soprende. E Jock Semple, che oltre ad essere un uomo dal carattere esuberante e rissoso è da sempre l’organizzatore. Quando si accorge di ciò che sta succedendo salta giù dal pulmann della stampa e cerca di fermarla. La afferra e cerca strapparle il pettorale  ma  l’allenatore e il fidanzato che stanno correndo con lei permettono a Kathrine di sfuggire e di riprendere a correre mischiandosi nel gruppo verso il traguardo.  Finisce in  4 ore e 20 minuti e  la storia di quella prima donna maratoneta fa il giro del mondo.  Katherine Switzer è  la prima ad avere sfidato e battuto le convenzioni e un divieto assurdo e senza senso. Partecipa altre otto volte alla Boston Marathon e nel 1974 vince con un tempo di 2:51. La sua maratona è diventata quella di milioni di donne che da allora si iscrivono alle 42 chilometri nel mondo, le corrono e ci battono. Ovviamente tutto è cominciato a Boston e vale più di tante chiacchiere, di tanta inutile retorica, di tante stucchevoli mimose. Boston è la maratona  più longeva del mondo, inserita tra le sei Abbott World Marathon Majors, Tokyo, Londra, Berlino, Chicago e New York City. Boston sono trentaseimila atleti al via che arrivano da tutto il mondo. Boston sono i sogni in un cassetto che magari si avverano quando meno te li aspetti. Come un paio di anni fa quando Danilo Goffi , a 43 anni, qui regolò un conto in sospeso,  primo italiano, primo master, secondo europeo e 15° assoluto col tempo di 2:18’44”. Boston è un drappello di campioni a partire dal primatista mondiale il keniota Dennis Kimetto  a Emmanuel Mutai, Patrick Makau e Sammy Kitwara, Yemane Tsegay campione uscente e argento ai Mondiali di Pechino 2015. Boston è Boston. E a Pasquetta si corre…