Costante Girardengo pedalando nel Giro del 1921,  dopo aver superato la salita di Rocca Pia in Abruzzo, sullo sterrato dell’antica Napoleonica  scese dalla sua bicicletta, tracciò una X a terra e dando un’occhiata alle cime delle montagne che aveva intorno disse: “Di qui non mi nuovo più, il Giro di Girardengo finisce qui…”.  Non lo vinse quel Giro. Si ritirò dopo aver dominato le  prime quattro tappe ma la quinta quella  da Chieti a Napoli gli fu fatale. Cadde, si ferì e distrusse la bicicletta,  tornò in sella ma stremato in quell’angolo di meraviglia che è l’ Altopiano delle Cinque Miglia alzò bandiera bianca. Domani il Giro parte da Castel di Sangro che anni fa catturò l’attenzione del Paese per la fantastica avventura della sua “squadretta” di calcio che si scoprì squadrone e arrivò addirittura a giocarsi un campionato in serie B. Ma domani Castel Di Sangro sarà terra di ciclismo e in  Piazza Plebiscito  inaugurerà una scultura che vuole ricordare proprio il gesto del primo campione del ciclismo italiano, quel Costante Girardengo che un secolo fa, pochi chilometri più in su salutava il Giro e l’Abruzzo in segno di resa. Poi domenica 2 giugno,  a 100 anni esatti da giro d’Italia 1921, la statua sarà caricata su  un grosso camion e trasportata a Rocca Pia. E li rimarrà.  Il resto è cronaca. Con una tappa, la nona, che sembra fatta apposta per Giulio Ciccone, abruzzese doc che queste strade le conosce a memoria. Ovindoli, Rocca di Cambio, Passo Godi e Campo Felice, 158 chilometri con oltre 3400 metri di dislivello e con gli ultimi tre chilometri in sterrato. Si va in paradiso, ma bisognerà conquistarselo.