La Milano City Marathon, diventerà la maratona delle staffette, sta scritto nelle stelle. Ma sta scritto oggi anche sulle pagine della Gazzetta dello sport: “Le staffette a fin di bene corrono più veloci dei campioni…” commenta il vicedirettore della Gazza Franco Arturi. E come dargli torto? La relay marathon, al di là dei disguidi della riconsegna borse di domenica, è un successo strepitoso confermato dai numeri, dalle oltre duemila squadre iscritte e dall’entusiamo che le ruota intorno. D’altronde l’idea è vincente. Spalanca le porte di una corsa affascinanate e difficile come la maratona anche ai runner meno impallinati, esalta lo spiriro della squadra, si lega con la formula delle charity alla solidarietà e alla raccolta fondi per le cause più diverse. Ogni staffetta ha una storia alle spalle. Una storia da raccontare. Come quella che mi è arrivata dallo Staffora Triathlon

Ci sono tanti motivi buoni per correre. Un po’ meno forse per fare una maratona, per partecipare sotto il diluvio alla Barclays Milano City Marathon ci vuole invece un obiettivo in piu’. Così ecco nascere l’idea della staffetta for charity:  correre per i bambini di Zanzibar. “Zanzibar nel pallone e non solo” opera dal 2007 con un progetto-aiuto “work in progress” nel paese di Kidoti, nell’immediato entroterra a nord di Zanzibar. Due volte l’anno, a Marzo ed Ottobre, organizzaa viaggi lavoro a Kidoti, dove investe le risorse che ricava dalle attività di fund raising svolte in Italia. Investe sulla manodopera locale con il presupposto di creare opportunità lavorative e quindi “reddito”. E allora perche’ no! Quattro amici quattro dello Staffora Triathlon si passano di mano il testimone per i bambini di Zanzibar e tagliano il traguardo in 3h26′. Prima e dopo tante altre staffette, in gara per far conoscere. Mentre il loro compagno Staffel, Luca Atzori ( nella foto) chiude 41esimo assoluto in poco meno di 2h40 e l’acqua continua a cadere. Ma non bagna. Resta la soddisfazione di aver partecipato in una Milano finalmente deserta di macchine.