iranLo stadio si chiama Azadi, che significa libertà. E suona come una beffa. Perchè nella prima maratona di Teheran le donne non hanno corso per le vie della città come tutti gli altri ma nello stadio chiuso al pubblico. Percorsi separati per atlete e atleti, diverse centinaia al via. Percorsi divisi che hanno sorpreso tutti  perchè in realtà non era stato annunciato e nessuno se lo aspettava. Non se lo aspettava neppure il ministro dello Sport iraniano Masoud Soltanifar che ha ritirato la sua quota di iscrizione alla maratona 500 mila rial, 15 dollari: «Mi ero registrato ma ho abbandonato la competizione- ha detto- all’inizio non avevo dubbi su una gara mista. Poi la delusione del cambio dei percorsi..». Non il solo ad esserci rimasto male. Delusione anche tra le straniere presenti come Nassim, 34 anni architetto: «Non sono un’atleta professionista ma volevo partecipare con i miei amici a questa prima  maratona. Mi sono accorta dopo che i percorsi erano stati cambiati e le donne dovevano correre all’interno dello stadio Azadi. Questa non è più una maratona». «Sono delusa – racconta Cecile Maceron, francese, a Teheran insieme a suo marito Mathieu -. Mi ero allenata per partecipare con mio marito e percorrere i 42 chilometri previsti. Poi ci hanno divisi. Mi sono fermata e ho solo tifato per lui». Nello stadio Azadi nessun uomo era presente, solo le donne che hanno deciso comunque di finire la maratona.  Ma forse non è un caso che sia andata così: “In Iran gli sport maschili e femminili sono da sempre separati- spiega Shima 29 anni-  e le donne non sono autorizzate ad andare negli stadi durante le partite di calcio…”. Alla prima maratona internazionale di Teheran, organizzata dal tedesco Sebastian Straten, hanno partecipato oltre mille persone da 40 Paesi, tra loro anche 15 italiani. A vincerla, l’iraniano Mohammad Jafar Moradi.  Ma a questo punto questo è solo un dettaglio

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