È tutta questione di… realtà.

La nascita è il momento più importante nella vita di tutte le persone.

Si entra nel mondo delle apparenze, dei sensi, delle emozioni e dei sentimenti altrui, abbandonando quella relazione d’amore reciproca e totale che si è vissuta per ben nove mesi con la madre.

Non ci soffermeremo mai abbastanza a parlare di questo miracoloso rapporto che noi mammiferi stabiliamo con la madre e che influenzerà per sempre il nostro modo di agire nel mondo. Il partorire un cucciolo della nostra specie è simile a quello di molti altri mammiferi, ma la presenza in noi di una facoltà mentale importante lo rende del tutto particolare.

Mi riferisco alla coscienza.

Con essa noi tutti rendiamo particolare, specifica ed irripetibile ogni situazione che ci accade nella vita. Con essa riusciamo a fare dei progetti per il futuro e ci è possibile evolvere cambiando le circostanze in cui ci troviamo a vivere.

Provate a pensare cosa sarebbe la nostra esistenza se non riuscissimo a capire perché facciamo le cose in un certo modo, e non in un altro, sarebbe impensabile persino riuscire a concepire la vita stessa. Eppure, ad esempio, questo è quanto accade ad una persona affetta dal morbo di Alzheimer, che agisce senza capire gli accadimenti e senza ricordarne il perché! Un vero e proprio dramma, anche per coloro che assistono questo tipo di malato.

Grazie alla presenza della coscienza noi diciamo che una gestante umana si trova in stato interessante. Questo termine è composto dal prefisso (particella che viene posta prima di una parola) inter, che in latino significa “fra una cosa e l’altra”, ed esse, che significa “essere”. Dunque, quando si dice che una donna è in stato interessante si afferma che la femmina si trova, fra se stessa e l’essenza delle cose.

E qual è l’essenza delle cose se non la vita stessa?

Ecco perché definisco la maternità, sin dal momento della sua gestazione, il secondo miracolo biologicamente presente nella vita della nostra specie, mentre il primo è l’amore che ha originato il concepimento (non voglio riferirmi, ovviamente, a quelle situazioni culturali in cui la maternità è frutto di violenza alla donna, di povertà oppure di necessità).

Nella gestazione si prepara l’essenza del nascituro, del bambino, ed una buona gestazione pone il neonato nelle condizioni ottimali per affrontare il mondo; non solo, pone anche la madre nella condizione di sviluppare quegli adattamenti dello stile di vita futuro, grazie ai quali inizia il lungo lavoro educativo genitoriale.

Dal mio punto di vista, una cultura che si dimostra attenta alla maternità è una cultura biologicamente rispettosa della natura, cioè della vita in quanto tale. Quando invece questo non avviene siamo in presenza di una cultura i cui atteggiamenti io non esito a definire antievolutivi, perché dannosi alla sopravvivenza della specie umana.