È tutta questione di… solidarietà.

Sì, la Siria è ancora viva, come leggiamo qui. Naman Tarcha, giornalista siriano e Segretario del neonato Coordinamento per la Pace in Siria, spiega chiaramente quali sono le intenzioni di questa struttura, la quale lavora in stretta collaborazione con quelle associazioni internazionali ed enti che cercano, anche dall’Italia, di aiutare il popolo siriano a risorgere.

Ogni essere umano che si trovi in condizioni di vita come quelle descritte nell’articolo può reagire cercando di risollevarsi, oppure abbandonandosi al succedersi degli eventi. Non vi sono alternative di fronte a traumi come quelli di una guerra, di un terremoto, o di qualsiasi devastazione totale dell’ambiente di cui si è fatta tragica esperienza nel tempo.

Ecco perché è importante parlare di resilienza, che è la capacità della mente umana di reagire positivamente ai traumi profondi delle devastazioni, cercando, come si legge nell’articolo, di rinascere dalle proprie ceneri, ricostruendo una prospettiva di vita che, prima di essere concreta, deve necessariamente essere progettata e vissuta emozionalmente.

È vero, vi sono i profughi che fuggono ma vi sono anche coloro che rimangono, i quali abbisognano di un sostegno più efficace, grazie al quale la capacità reattiva che mettono in campo possa effettivamente essere implementata dai sentimenti positivi che la società civile, diversamente da quella politica degli embarghi, è in grado di donare.

Gli atti educativi sono quelli che meglio favoriscono la formazione ed il mantenimento di azioni resilienti, proprio perché partono dal presupposto di creare e  mantenere una presenza reale e concreta di insegnanti che impiegano il proprio tempo nel rapporto con gli studenti. Grazie a questa relazione, che è innanzitutto affettiva ed emozionale, la mente umana reagisce positivamente, acquistando quella forza che una guerra è sempre di grado di annientare, specialmente quando si presenta con queste manifestazioni di violenza.

Le nostre associazioni e scuole sono da sempre in prima linea per favorire questa rinascita, ed in molti Paesi del mondo, perché una delle caratteristiche culturali di questa nostra meravigliosa penisola è quella di stare accanto, specialmente nelle difficoltà, a tutte quelle persone che soffrono per le ingiustizie e i soprusi. Non è un caso culturale questo, perché la nostra nazione ha dovuto impiegare parecchi anni per liberarsi tanto dai soprusi quanto dai micro assolutismi comunali, cercando di darsi un’identità nazionale che in effetti, benché a fatica, sembra, a poco a poco, conquistare.

Sulla base di queste considerazioni, e in nome delle sicure patologie mentali che una situazione del genere può far scaturire in Siria, mi permetto di lanciare un appello a tutte le nostre associazioni di volontariato e di tutte quelle che si occupano di educazione trans-culturale, affinché si possa acquistare maggiore fiducia in noi stessi, per donare competenza e fiducia agli altri.

Non si raggiungono mai traguardi importanti, quando sono pochi coloro che creano ed immaginano un futuro migliore, mentre la solidarietà rimane sempre l’arma vincente, contro qualsiasi forma di potere assoluto.

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