Piazza Affari? No, piazza in festa
È tutta questione di… spontaneità.
Da questo video possiamo imparare tutti, anche se mi piacerebbe poter dire che “dovremmo imparare” tutti.
Mi è capitato di dirlo molte volte ed in molte occasioni: siamo in presenza di una gioventù, e credo non solo italiana, nelle condizioni di migliorare la nostra vita quotidiana, facendo riscoprire agli adulti, disillusi e spenti, che le piazze sono nate per il benessere degli uomini, e non degli affari.
La piazza dei paesi, oppure delle città, nasce per agevolare gli incontri (anche gli affari, certamente, ma non solo) fra le persone che si ritrovano in un luogo che, pur non essendo di nessuno in particolare, diventa di tutti quando lo si frequenta con piacere. Ecco perché questo tipo di iniziativa riporta in auge tradizionali atteggiamenti della nostra storia medievale e rinascimentale e la musica, in questo caso, diventa un vero e proprio pre-testo per abitare la città, divertendosi ed apprezzando il piacere di stare assieme.
Se questo accade con tanta spontaneità, come si evince chiaramente dal video, significa che i nostri giovani e meno giovani amano ancora trovarsi a parlare di se stessi e del futuro senza utilizzare i social network, oppure senza dover apparire in qualche trasmissione televisiva facendo di se stessi la caricatura dell’arte vera.
Certo, la politica, ossia questa politica, sembra del tutto sorda di fronte a manifestazioni come quella torinese, mentre dovrebbe diventare per tutti noi una specie di appuntamento importante al quale portare i nostri figli più piccoli, educandoli lentamente al piacere di superare il tabù della timidezza, oppure della solitudine.
La solitudine la si sente quando si è educati a credere di essere meglio oppure peggio degli altri: in ognuna delle due possibilità esistenziali, il meglio o il peggio, si crede comunque di essere isolati, non compresi e quasi mai all’altezza degli altri, perché si pensa di essere troppo diversi.
In realtà, si apprende la solidarietà stando assieme a persone di ogni tipo e l’arte, sia essa spontanea o educata, è sempre il primo passo verso gli altri, perché è espressione di se stessi nella totale libertà di essere quello che si desidera in quel momento espressivo.
Cerchiamo di imparare da questi giovani, ciò che essi ci insegnano. Sarà possibile così recuperare tutta la forza di vivere che questa nazione sembra aver perso, specialmente da parte di coloro che un tempo l’hanno costruita e voluta, anche lottando duramente per farla rinascere dalle macerie dell’ultima guerra.