Chi ha paura del crocifisso?
Lo cantava tanti anni fa Caterina Caselli che la verità fa male, e sembra che faccia male ancora, ma non c’è da meravigliarsi in questa nazione, specialmente in questo periodo.
Questa notizia è importante perché ci dice che qualche professore non ha ancora chiaro quale sia la situazione in Italia.
La Corte europea per i diritti dell’uomo, il 3 novembre 2009, con la sentenza Lautsi versus Italia, ha stabilito in primo grado di giudizio che il Crocifisso nelle aule scolastiche della nazione è una “violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”, imponendo all’Italia un risarcimento di €. 5.000 per danni morali. Il 18 marzo 2011, tale sentenza viene ribaltata in secondo grado, con 15 voti a favore e due contrari, de la Grand Chambre, che ha assolto l’Italia affermando che non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.
Si legge in internet che l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane è sancita da numerosi atti statali di normazione e di giurisprudenza, sebbene non esista una legge generale che imponga la sua presenza nei locali pubblici, ad eccezione dei tribunali civili, con una circolare del Ministro Rocco del 29 maggio 1926.
Ora mi si dirà che tale circolare è datata e le cose sono cambiate, ma cambiate in che senso?
Vi è più secolarizzazione (e questo è vero, anche grazie ai comportamenti di alcuni uomini di Chiesa…), vi è una società multiculturale e bisogna rispettare tutte le idee e infine si avanza l’ipotesi che il Crocifisso influenzi negativamente gli alunni (e infatti quasi tutti gli studenti delle scuole italiane entrano in seminario, oppure si suicidano per l’orrore provato di fronte ad una croce…).
Non solo senza la venuta di quel Cristo non avremmo nella nostra nazione la maggior parte delle opere d’arte che tutto il mondo ci invidia ancora (forse per poco se le cose continuano così), ma le nostre più profonde radici civili si fondano, al di là del Diritto romano, negli insegnamenti paolini, che sono altrettanto romani e legati allo stesso Cristo.
Ritengo che, dal punto di vista dei contenuti etico-morali, il cristianesimo rimanga un punto di riferimento esistenziale, dunque anche filosofico, per la nostra identità italiana, ammesso che ve ne sia una e sia formata adeguatamente. Altri sostengono invece che debbano esistere spazi religiosi inclusivi, ossia che includano tutto, favorendo un’ulteriore confusione identitaria tanto cara al cosiddetto potere laico.
Dunque, visto che si vuole essere scientifici, che si conducano ricerche per verificare se i nostri studenti corrono il forte rischio di diventare più intelligenti oppure più scemi quando esposti o meno alla croce, mentre siamo certi che l’esposizione alla stessa croce ha certamente turbato la mente di qualche insegnante e sindacato.
Con molta probabilità, non sapendo più come entrare nel mondo dello spettacolo, si sta confondendo la professione per la quale si è pagati con le frustrazioni psichiche subite nel corso della propria vita. Ecco perché, a questo punto, non sarebbe una cattiva idea proporre una supervisione psichiatrica periodica per tutte le persone che esercitano una professione particolarmente importante per la vita delle persone, tipo i medici, i magistrati e gli insegnanti e perché no, i piloti di aerei?
Si tratterebbe di un altro tagliando in più, niente di che, alla fine…