foto stefano craccoÈ tutta questione di… inciviltà.

Di fronte a queste notizie sarebbe il caso di fare un ampio discorso, traendo conclusioni morali che coinvolgono molte persone, anche quelle che amano questo sport.

Mi limiterò a pochi concetti, basilari, specialmente riguardo a tutto il dramma che si consuma in questi luoghi e che consapevolmente viene perseguito in nome dei soliti soldi, per i soliti straricchi e per quelli che diventano assassini in Occidente, forse anche per disperazione, oltre che per motivi religiosi.

Sono anni, e molti anni, che le condizioni di vita di coloro che stanno rendendo appetibile agli Occidentali il Medio Oriente degli Emirati, sono da schiavi, né più e né meno di quelli che si chiamavano “servi della gleba” e che hanno fatto gli Stati Uniti anche lavorando nei campi di cotone. Nulla è cambiato da allora, anche se sosteniamo che esistono i Diritti dell’Uomo, con la relativa Carta, e l’ONU con tutte le sue iniziative: di fronte al vile denaro val bene qualsiasi morte, e l’importante è che non sia la nostra.

Ma l’aspetto più sconvolgente è che ci scandalizziamo quando ricordiamo che i romani facevano morire i loro schiavi al Colosseo, sbranati da qualche belva, e non diciamo davvero nulla se per lo stesso motivo, il gioco così divertente del calcio, muoiono persone che permetteranno, fra qualche anno, di divertirsi negli stadi che stanno costruendo.

Non solo nessuno parla, tranne l’autore di questo articolo dal quale ho preso spunto e che ringrazio, ma continueremo, nel frattempo, ad alimentare quella meravigliosa macchina da guerra che si chiama calcio, e che fa vincere qualcuno alle elezioni (in base al giocatore acquistato al momento e all’occorrenza) oppure uccide qualcun altro perché alcuni tifosi sono anche delinquenti e criminali. Senza contare tutti i soldi che noi contribuenti dobbiamo versare perché le forze dell’ordine vadano a morire la domenica, partecipando alla difesa di quei luoghi e cose che hanno la sfortuna di trovarsi nel percorso che porta agli stadi.

Così come per i Mondiali del Brasile è migliorato il fatturato del mercato pedofilo, qui sta già migliorando quello delle pompe funebri, con operai indiani, curdi, slavi, e così via. Ebbene: un grido di sdegno dal mondo del Calcio mondiale, sarebbe chiedere troppo?

Sì, credo proprio di sì, perché tutto questo stato di cose serve ad aumentare il valore di esseri umani che giocano e che costano milioni e milioni di euro, quando qualcuno, e sono purtroppo sempre di più, nella nostra nazione diventa ogni giorno che passa ancora più povero, con poche decine di euro in tasca (quando è grasso che cola…)

Bisognerebbe avere il coraggio di non andare alla partita, ma i tifosi non vogliono sentir ragioni così, come i presidenti delle squadre; e sarebbe anche opportuno pagarli molto meno, questi individui che “giocano”, mentre qualcun altro, magari, è morto per costruire lo stadio delle loro perfomance, oppure per garantire lo svolgimento di una partita civile.

Ma abbiamo la Partita del cuore, la Nazionale cantanti, la Nazionale attori e la Nazionale Politici, e così via… Con tutte queste nazionali, dove sta andando quella dei cittadini?

Io che sono sempre positivo, continuo a sperare nella nascita di qualche individuo che, assieme a me, denunci questa porcheria del calcio, e stabilisca delle regole per ritornare a dare il giusto peso ad un gioco, il giusto valore della fatica che implica, per non alimentare lo scoramento che prende tutti gli altri giovani quando si trovano a combattere per trovare un qualsiasi “pezzo di lavoro”.

Certo, dire a questa Nazione di non andare a vedere il calcio è proprio un atto di coraggio, eppure l’ho sentito come un dovere morale, specialmente per chi, come me, crede nel futuro.

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