foto stefano creaccoÈ tutta questione di… serietà culturale.

Qualche giorno addietro abbiamo letto la notizia di un ennesimo atto di intolleranza culturale, erroneamente confusa con intolleranza religiosa, di cui è stata vittima una bambina sotto gli occhi della madre da parte di un coetaneo dodicenne.

Coloro che seguono il mio blog sanno che non mi dedico quasi mai a commentare quei fatti che sono nel mirino dell’interesse del momento, proprio perché desidero leggere ed ascoltare le opinioni altrui e, se del caso, esprimere la mia idea dopo un discreto numero di giorni.

Più sopra ho definito l’episodio un caso di intolleranza culturale e non religiosa.

La religione cristiana, sia essa cattolica o protestante, pervade il nostro mondo quotidiano: ad ogni angolo di strada siamo abituati a riconoscere qualche simbolo o segno della sua presenza, al di là delle chiese. Una maestà, una statuina, una croce sotto svariate forme, insomma molti oggetti industriali che ci portano alla memoria una parte costituente l’intero nostro sistema culturale. Negare con violenza questo dato è sintomo di intolleranza culturale che poco ha a che fare con la religione, la quale è, quando assunta nei suoi significati più profondi, una questione intima e misteriosamente personale, come fosse il frutto di un’esperienza del tutto segreta.

Le manifestazioni religiose, anche quando sono ritualizzate nella tradizione, hanno una funzione antropologica legata alla coesione del gruppo di appartenenza, mentre l’intimo e personale rapporto con Dio passa quasi sempre in secondo piano.

Infine, come seconda riflessione, vorrei soffermarmi sul fatto che anche i bambini musulmani possiedono gli stessi neuroni di quelli cristiani occidentali e questi figli sviluppano il loro sentimento di appartenenza ad un gruppo, tanto famigliare quanto culturale, ascoltando ed imitando i grandi, gli adulti. I bambini, di qualsiasi cultura e tempo, hanno orecchi, mani e occhi molto attenti, sempre in grado di riprodurre in pratica quello che vedono fare dagli altri senza troppi insegnamenti oltre la mera imitazione.

E questo avviene grazie ai neuroni specchio, appunto presenti in tutti gli esseri umani.

Ecco dunque il mio invito finale: cari genitori, tanto musulmani quanto cristiani, cercate di comportarvi seriamente con i vostri figli. La serietà in questo periodo storico di multiculturalismo si manifesta col rispetto degli ambienti nei quali si vive e dai quali si proviene. Se nel vostro lessico e nelle vostre azioni non riuscite ad esercitare questa semplice norma di buon senso extraterritoriale, fate finta di essere seri sul serio: tacete dunque ogni parola ed ogni insegnamento. Farete la fortuna vostra e dei vostri figli, oltre che quella di tutti.

 

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