Partecipa che ti passa!
È tutta questione di… partecipazione.
Se siete assidui lettori de IlGiornale vi sarete senz’altro accorti di un’iniziativa che da un po’ di tempo popola il sito e il giornale di carta. Si tratta di Gli Occhi della Guerra, la “sezione” de ilGiornale dedicata ai reportage di guerra o comunque ad eventi verificatisi in zone con conflitti, siano essi etnici, religiosi o civili.
Ultima operazione di Gli Occhi della Guerra è la pubblicazione del libro Isis Segreto che si trova in edicola e i cui proventi saranno tutti devoluti a sostegno di altri reportage: i due autori, due giovani giornalisti, hanno infatti rinunciato a ogni forma di guadagno personale.
Quello che forse non tutti sanno è che Gli Occhi della Guerra è la prima piattaforma di crowdfunding lanciata da una testata nazionale, ilGiornale appunto.
E quindi, direte voi?
Il successo di questa intrapresa – lanciata nel dicembre 2013, e che ad oggi ha permesso la realizzazione di quattordici reportage e altri in programmazione futura – porta a riflettere su un tema a mio avviso sensibile: la partecipazione all’informazione. In sostanza la mia domanda è: “Quanto vi sentite coinvolti nelle notizie che leggete sui giornali o sentite ai telegiornali? Cosa vi interessa di quello che accade in Italia e nel mondo?
Il flusso di informazioni oggi è tale per cui spesso siamo sottoposti ad una vera sovra informazione, all’interno della quale è difficile trovare notizie interessanti e, perché no, socialmente e personalmente utili. Ecco, chiedere ai lettori stessi di finanziare un reportage in Paesi del mondo che altrimenti sarebbero off-limits, mi pare un’idea innovativa e che va nella direzione di un rapporto biunivoco con tutti i lettori. Fenomeno interessante quello del crowdfunding che evidentemente offre ai giornali numerosi strumenti che si possono proficuamente sfruttare.
E se quello de Gli Occhi della Guerra è il primo caso in Italia, nel mondo si moltiplicano i casi di crowdfunding journalism, come Beacon, Contributoria del Guardian.
È interessante notare che in un’epoca in cui le informazioni sono così numerose e facilmente reperibili si torni alla base stessa delle notizie, ossia i lettori, confermando che oggi è davvero rivoluzione il ritorno alla tradizione. Perché ciò che muove i lettori a sostenere iniziative di questo genere è una cosa: l’amore verso la testata, all’insegna di una totale fiducia, in un’epoca storica dominata dal sospetto costante per il prossimo.
Insomma, nonostante l’evidente crisi dell’editoria, il giornalismo è più vivo che mai ed è merito soprattutto dei lettori che ancora si fidano del loro quotidiano.
Ecco perché anche qui, su questo blog, a breve, apriremo uno spazio in cui chi vorrà potrà dare suggerimenti e consigli. Perché questo non vuole essere un monologo – diciamolo, che barba sarebbe! -, ma vuole essere un luogo di scambio e interazione.
Una piazza appunto di cui tu, lettore, sei una voce fondamentale.