Fuga di cervelli? No, vita!
È tutta questione di… prospettiva.
Roberto, laureato in Ingegneria Aerospaziale presso l’ateneo di Napoli con il massimo dei voti e menzione, non tornerà più nella nazione che lo ha preparato per la solita miopia evolutiva e progettuale di questa classe politica.
Rifiutato da un’azienda spaziale italiana, viene assunto dalla NASA negli Stati Uniti.
Un peccato? Così sembra la pensino molti di coloro vengono impropriamente definiti docenti e che rappresentano i secondini dell’istituzione universitaria italiana.
Io, che pure faccio parte di questo gruppo, stavolta però provo a vedere la questione da un punto di vista diverso. Da un punto di vista cioè globale e secondo spazi temporali ampi, secondo millenni ed anni luce.
Prima mi sentivo un poco in colpa di fronte alla possibilità che i giovani potessero lasciare il nostro Paese per lavorare all’estero: ho anche scritto che si deve rimanere in questa nazione se vogliamo migliorarla, ma non posso chiedere a giovani promettenti come Roberto di diventare personalità masochiste e patologiche, come desiderano i nostri governanti.
Sono per la vita e la vita non ha confini ideologici e politici. La vita si manifesta nelle intime realizzazioni personali che rendono questa umanità un unico luogo, grande e piccolo al tempo stesso, eppure indispensabile a tutti noi.
Le nazioni non esistono come non è mai esistita l’Europa. Le nazioni sono costruite sulle persone, i loro ideali e la loro forza di sopravvivere all’inerzia dei disillusi e dei falliti che spesso incontriamo nei nostri uffici pubblici nazionali ma anche europei, come posso constatare quando mi reco presso il Parlamento Europeo, a Bruxelles. Esistono cioè solo persone, istituzioni e burocrazie avanzate contro altre praticamente morte e sepolte.
Occupiamo un unico pianeta dove i confini sono solo linee immaginarie; i veri confini sono quelli della mente, dei territori che le idee costruiscono attorno alle azioni e ai desideri umani.
Per questo dico che non esiste nessuna fuga di cervelli ma solo cervelli che trovano la loro naturale e giusta collocazione esistenziale.
Nessun dispiacere per la nostra Italia? Certo che sì ma se questa nazione finisce nell’oblio, nonostante tutto il mio dispiacere, me ne farò una ragione, come me la sono fatta per gli Etruschi e per Fenici e come me la farò per la fine della Grecia ormai prossima.
Anzi, contribuirò anche io a mandare i miei migliori allievi fuori da questa nazione, come del resto sto facendo da parecchi anni.