vecchiaiaÈ tutta questione di… ottusità.

Certo fa piacere leggere una notizia simile ma, al tempo stesso, interpretarla come una vittoria partitica è semplicemente miserabile. La proposta di una task force di Caschi Blu per la cultura è qualcosa di talmente ovvio, banale e normale – specialmente di fronte alle barbarie di coloro che distruggono monumenti per venderne le macerie e comprarsi armi – che nessuno dovrebbe farsene un vanto.

Ci si dovrebbe piuttosto chiedere perché all’interno delle diverse istituzioni mondiali non si era giunti ancora alla realizzazione di questo corpo di difesa delle tradizioni e del futuro del mondo intero.

Il fatto poi che l’approvazione della proposta italiana da parte dell’Unesco venga vista come una vittoria politica non solo fa ridere ma anche riflettere. In un Paese in cui la sinistra si autocelebra per una normale e ovvia vittoria presso l’ONU – come si legge in questo articolo- è evidente che esiste un vuoto non solo culturale ma anche politico.

In effetti, bisogna constatare in Italia la totale assenza di una efficace ed efficiente intellettualità di destra, come anche quella di una destra sociale garante di una certa tradizione e come naturale contrapposizione al dilagare improduttivo del cattocomunismo.

Va detto che la sinistra italiana ha sapientemente compreso quanto “formazione e informazione” vadano di pari passo mentre per la nostra destra la cultura è stata sempre assimilabile solo al mantenimento della Tradizione, ossia dei costumi e delle proprie identità locali.

Per questo in Italia essere legati alla tradizione significa essere di destra e proporre l’innovazione significa essere progressisti, ossia di sinistra.

Ma tradizione ed innovazione sono le facce della stessa medaglia, ossia la creatività: e, come afferma spesso il mio caro amico Ambasciatore Giulio Prigioni, senza creatività nessuna idea può trasformarsi in realizzazione concreta.

Finché le due parti sociali in Italia continueranno a creare divisioni, per cui la destra è legata alla tradizione e la sinistra all’innovazione (spesso anche autocelebrandosi come si legge in questo articolo) gli italiani creativi troveranno spazio, per realizzare la propria dimensione geniale, fuori dalla nazione.

La cosa personalmente non mi spaventa, perché come ho avuto modo di affermare in precedenti articoli, il mondo è uno solo per i nostri giovani e le frontiere degli stati nazionali sono solo idee geografiche che stanno lentamente tramontando, in nome di una globocentricità sempre più incalzante.

 

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