Disobbedienza… al telecomando
È tutta questione di… resistenza.
Resistere a cosa, chiederete voi? Alla politica italiana, naturalmente, o forse sarebbe meglio dire a come questa viene comunicata dai telegiornali. Non so voi ma io sto assistendo ad un siparietto che ricorda molto più un mercato rionale di bassissima lega alfabetica che uno scambio di idee per il bene dell’Italia.
Mi rendo conto di diventare, pur non volendolo, partecipe della meschinità cui è ridotta la politica italiana, e non escludo alcuna di tutte le compagini partitiche. Un esempio per tutti? Il dialogo che tutto è tranne che costruttivo e utile per i cittadini tra gli esponenti del PD e quelli del M5S.
In poche parole: spassoso fino alle lacrime, appunto.
Il suddetto mercato rionale della politica italiana è frequentato da irosi e frustrati individui che, non avendo altri motivi in vita per giustificare la loro stessa esistenza, credono che i cittadini li voteranno in base alle rivendicazioni del “io sono più meglio di te”.
Si parla spesso di “disobbedienza fiscale” in questo Paese mentre io penso che più di ogni altra sia necessaria una disobbedienza mediatica: perché non scegliere di spegnere la televisione almeno durante i telegiornali?
Qualcuno dirà che i media non fanno altro che riportare quanto dicono i politici. Verissimo ma se non si da loro la possibilità di essere ascoltati, né tantomeno visti (che poi, diciamocelo, non è poi questo gran vedere), forse si accorgeranno che parlano al vento.
È anche vero che molti politici credono oramai che i voti vengano dal vento… e allora non so davvero più a quale sistema solare fare riferimento per questa povera Italia.
Ma credo che valga la pena provare ad attuare una sorta di disobbedienza civile, quella cioè verso il telecomando.