Ortaggi gay
È tutta questione di… contro effetti.
Questa notizia sta facendo il giro del web, dei social, e indubbiamente fa parte di quel tipo di azioni particolarmente apprezzate da alcune frange disperate di gay italiani, mentre per il resto dei cittadini sono espressioni semplicemente ridicole, tristi e inutili.
È inutile portare avanti processi di integrazione sociale da parte di coloro che si reputano emarginati, attraverso azioni di questo genere, nelle quali emerge il desiderio di restare tali, senza il minimo rispetto per quella cultura nei confronti della quale chiedono l’integrazione stessa.
Nello stesso tempo, e questo mi fa sorridere, è anche vero che questo tipo di pubblicità rientra perfettamente nel circo equestre e agricolo che caratterizza in gayume dei diversi pride e del mondo folklorico meridionale italiano. In altre parole, non possiamo pretendere che in questa nazione venga presa sul serio la tematica gay quando alcuni loro esponenti, e purtroppo sono anche quelli più seguiti dai media, esprimono il loro desiderio di essere trattati “normalmente” (ossia più o meno come tutti noi) quando sfornano simili para-psicopatologie culturali.
È vero che il sacro e il profano fanno parte della tradizione religiosa meridionale, ma, forse, alcune cose da circo Orfei (senza nulla togliere alla grande tradizione della famiglia circense) andrebbero esibite con la regia di persone come Fellini, e non in modo così squallido.
Quindi consiglio, la prossima volta che autori simili dovessero pensare a qualche cosa di originale per comunicare la “dignità gay”, invece di sbandierare improbabili orgogli, di programmare una bella processione per le vie cittadine, magari in onore a San Sebastiano, tutti vestiti in giacca e cravatta. Forse, sarebbe un travestimento più efficace dal punto di vista comunicativo, culturale e dunque persino socialmente utile.