Lui chi è?
È tutta questione di… disonestà.
In effetti, nel leggere questo articolo non possiamo che concordare.
Il gioco delle Maschere di Pirandello, tanti personaggi… ma difficile riconoscerli. Almeno, nelle storie del sommo scrittore, avevano un nome e una storia originale. Qui la storia che stiamo scrivendo racconta di esseri umani privati di identità, per essere sfruttati peggio degli schiavi. Strumentalizzati, per indebolire un sistema e riuscire a globalizzare il caos.
A chi fa gioco questo tipo di situazione? Solo a coloro che desiderano creare un popolo sempre più governabile perché spaesato, abbandonato e senza prospettive. E non bisogna essere antropologi per vedere la cattiva eredità che stiamo lasciando ai giovani.
Dal punto di vista evolutivo, la nostra specie, è vero, si è sempre spostata da un luogo all’altro considerato più idoneo all’accoglienza: oggi il tutto accade in tempi e flussi troppo veloci, per smaltire la cosa senza creare malcontento. Si sta trasformando una possibilità in esigenza e un’esigenza in possibilità per gli altri, ma a spese nostre. Non solo con la moneta ma con la salute.
Normale amministrazione umana ci dicono. La distinzione surrettizia in migranti economici e migranti politici è solo fumo negli occhi. Un migrante è tale, politicamente perché economicamente ed economicamente perché politicamente.
Scritto questo, la questione ulteriore è: “Che tipologia di migranti entra nella nostra nazione”? Povera gente, morti di fame, oppure neo-laureati in grado di produrre il pil della nazione che li ospita? Abbiamo, sì o no, nuovi individui, in grado di sostituire questa classe politica e dirigente, che rappresenta il vero e spalmato disonore universale antropologico? Non lo so, a me sembra proprio di no. Che tipo di investimento indica allora questa tipologica di immigrati?
Ho sempre sostenuto che il concetto di identità nazionale non ha più valore, come nei tempi in cui era possibile essere uno Stato.
Ora che siamo Uniti, però, risulta solo una semplice chimera.