Felici e cretini
É tutta questione di… realismo.
Ormai è quasi Natale, e dal punto di vista commerciale siamo alle battute centrali e fondamentali. Il “meglio” dell’evento si esprimerà da qui al 24 dicembre.
Facciamo però una pausa. Natale è tante cose, indipendentemente dai credo religiosi di qualunque tipo. A Natale si fermano, per un giorno, anche le guerre (e basterebbe solo questo per far capire l’assurdità di cosa sia una guerra, ma questa è un’altra storia).
Tra le tante sfaccettature del Natale, esiste il fare doni, acquistare qualcosa per donarlo ad altri, come esiste l’aspetto commerciale, che non ha niente di male in sé, di questi tempi poi! In effetti, buona parte del fatturato annuo di un esercizio commerciale lo si fa da ottobre a dicembre (e anche qui, una qualche riflessione sarebbe da fare, ma anche questa è un’altra storia).
Dal punto di vista antropologico-mentale, ciò che è significativo è l’abitus di cui si veste in questo periodo il cliente-acquirente. Gira la manopola del cervello in modalità spesa natalizia. Quindi, spegne i neuroni, buttandosi a capofitto in una specie di tour forzato, dove comprare qualunque cosa è assolutamente necessario. O per sé, oppure per altri, è importante che però non si pensi “troppo”. In questo tour, si coinvolge tutta la famiglia con facilità. I negozi sono aperti sempre, anche la domenica, quasi all’infinito e probabilmente si potrebbe anche pensare di raddoppiare le domeniche durante questi mesi. Quale migliore occasione pubblica per scatenare musi, volti imbronciati, vere e proprie discussioni/liti famigliari. Tutto in pubblico, così non si rischia di esagerare a casa, e l’indomani mattina è lunedì. Si può ritornare al lavoro ben scaricati. Non importa se durante queste liti/discussioni si coinvolge il “povero” personale del negozio, che sorride cercando di fare qualche battuta. Non importa se i commessi cercano di smussare e mitigare le barbarie aggressive e maleducate di questi individui frustrati.
Nel tour, oltre a mariti, mogli, sorelle, fratelli, suocere e cugini, si portano anche i bambini: e che diamine, è domenica! Ma tutti si annoiano a morte e cercano di attirare l’attenzione come possono. I neonati strillano come aquile (prontamente ignorati, tanto strillano tutti), quelli più grandicelli fanno capricci senza fine (e anche qui ci starebbe una riflessione), mettendo sottosopra tutto quello che possono. E, come normale di questi tempi, non è il caso che uno dei due genitori si preoccupi, magari pensando di dire qualche cosa al figlio. No, lui vaga come se fosse un missile o Robocop, tra gli scaffali di un negozio. In fin dei conti, è un giorno di festa, e che faccia pure tutto quello che vuole in libertà!
In questa atmosfera, con una mente spappolata, si può “arraffare” la merce, contando a caso le persone a cui “donare” (se di dono si tratta, quando acquistato in questo modo). E si prende “quel qualcosa in più, sai per i presentini dell’ultimo momento”, senza dover pensare troppo, avendo ormai spento (già) il cervello da tempo.
Intendiamoci, non sto demonizzando la parte commerciale del Natale! Io amo fare doni. Fare un regalo a qualcuno mi rende ancora più felice che riceverlo! Ma scegliere un regalo, vuol dire pensare alla persona, vuol dire individuare la cosa giusta, vuole dire metterci quel pizzico di entusiasmo ed amore nella scelta, per piccola che sia. Vuol dire mettere un po’ di sé stessi in quell’azione, e non è possibile farla a cervello spento.
Ma ci vogliono tutti così, felici e cretini.