Cari Di Maio e Salvini
È tutta questione di… ridicolaggini politiche.
Bene. Pare proprio che, per la prima volta nella storia repubblicana, avremo un governo “contrattualizzato”.
Partiamo dall’inizio, cioè dall’uso della lingua italiana. “Contratto di governo” non significa nulla, zero. Infatti, a differenza di qualunque altro contratto che noi comuni cittadini ci troviamo a sottoscrivere, quello redatto e firmato dai nostri futuri governanti non può (come si dice in gergo tecnico) “essere portato ad esecuzione”.
In altre parole, se io mi rendo inadempiente verso obblighi che mi assumo contrattualmente, esistono strumenti legali di coercizione o sanzionatori. Viceversa, a causa della sua ovvia natura politica, un contratto di governo non è sottoposto a strumenti di costrizione. Chi trasgredisce agli obblighi non va incontro a nessuna sanzione, né può, tanto meno, essere forzato negli adempimenti.
Tralasciamo anche di considerare che qualunque accostamento tra questo patto di governo ed il modello tedesco non ha alcuna ragion d’essere. In Germania, a dirigere l’orchestra contrattuale era la Merkel, ovvero il Premier. In Italia, colui che sarà nominato Premier dovrà seguire (leggete: eseguire pedissequamente) le indicazioni delle forze politiche maggioritarie.
Sorvoliamo anche sul fatto che questo contratto contempla, contemporaneamente, il reddito di cittadinanza, la flat tax e lo stop alla legge Fornero. Speriamo bene, proprio bene. Anche perché le forze di contratto non sono ancora concordi su di “quanto” verrà sforato il deficit, rispetto alle raccomandazioni dell’Europa.
Un “amen” su tutto ciò.
Sia come sia, a questo punto abbiamo bisogno di un governo come dell’aria che respiriamo. E a dircelo non è solo l’Europa, ma anche i cittadini italiani. Da un recentissimo sondaggio effettuato da Demopolis, l’asticella delle attese degli italiani è molto, molto alta.
Il sondaggio ci dice chiaramente che la grande maggioranza dei nostri connazionali ripone un forte affidamento sia nel M5S che nella Lega, dal momento che il consenso intorno a questi due partiti è aumentato rispetto al 4 marzo scorso. Si apprende anche che gli italiani hanno le idee chiarissime circa le priorità che il governo dovrà affrontare. Infatti, ai primi tre posti troviamo: rilancio di economia ed occupazione, riduzione della pressione fiscale, maggiore sicurezza urbana.
In buona sostanza, sono gli italiani stessi a dare le linee-guida dell’azione di governo ed il messaggio che stanno veicolando è netto: fate ripartire economicamente l’Italia, tramite l’allentamento del torchio fiscale e mediante valide politiche di accesso al lavoro. L’uomo della strada sta chiedendo, a gran voce, di migliorare la qualità della propria vita, non sperando nel solito sogno, ma attraverso un percorso dalla semplicità disarmante. Le cose migliorano con il lavoro ed il pagamento di tasse, in maniera conforme all’art. 53 della Costituzione, ovvero in ragione della capacità contributiva e con criterio di progressività.
La richiesta è forte, determinata. E non dimentichiamo che l’elettorato del M5S e, parzialmente, quello della Lega (vale a dire quella quota di sinistra stanca del PD) è un elettorato d’opinione.
Come dire… ora o mai più!