La verità su Saviano
Sappiamo noi italiani di una certa età che Caterina Caselli continua ad aver ragione. Mi riferisco alla verità che “fa male”, quella che a molti lettori dello scrittore Saviano non piace e che probabilmente non sanno nemmeno individuare.
Andate a cercare in rete ciò che dice la giornalista napoletana Luciana Esposito, cosa racconta della sua vita professionale che conduce a Napoli e cosa pensa di Saviano. E facciamoci tutti una ragione del perché questo signore continui a proclamarsi l’unica verità possibile di tutti coloro che combattono la criminalità organizzata.
Innanzi tutto, è bene dire che io non ho mai letto una riga di questo signore, proprio in nome del fatto che non leggo mai nulla di ciò che viene pubblicizzato a questi livelli dall’organizzazione ideologico-mediatica della sinistra italiana. In genere, preferisco fidarmi dei miei contatti professionali internazionali e leggere ciò che il mondo intero riconosce come degno di attenzione. Penso di farmi un’idea più completa e seria, rispetto a ciò che viene proposto-imposto dai media di regime. E noi sappiamo che viviamo in un regime sinistrato da parecchi anni, specialmente quando parliamo di cultura. Sappiamo che è sufficiente possedere una tessera di un partito politico – il solito da decenni –, per ottenere la garanzia di visibilità, senza eventualmente nessun merito personale. Mi sono ritrovato spesso a consigliare ai miei studenti, che mi chiedevano come poter far carriera in Italia, di iscriversi a quel partito, oppure di cominciare un lavoro assiduo, tenace e costante utilizzando la lingua. Coloro che hanno seguito il mio consiglio, hanno è vero abdicato alla loro libertà di pensiero, ma hanno ottenuto i loro scopi ad una velocità che solo Cape Canaveral è in grado di assicurare senza l’ombra dell’incertezza.
Detto questo, resta comunque significativo per tutti noi leggere cosa pensa, appunto, Luciana Esposito del modo in cui si combatte davvero la criminalità. Lei lo fa senza scorta, sul campo, quotidianamente e senza televisioni, denunciando e trovando tutti i mezzi necessari e utili alla causa, ancora prima che alla sua persona. Ecco, non ho altro da aggiungere, se non il fatto che sarebbe conveniente per lo sviluppo reale di questa nostra nazione che i cervelli asserviti alla sinistra – e se ne sta persino accorgendo la Toscana, cosa del tutto originale nel panorama dell’evoluzione umana nazionale -, cominciassero a sviluppare un minimo di pensiero critico. Certo, bisogna avere coraggio, forza e creatività, proprio come dichiaro nel mio video su fb di questa settimana.
Un video dedicato alla speranza, perché uno dei miei amici, giovane studente, mi ha chiesto di parlare di questo meraviglioso atteggiamento mentale, visto che sempre meno trovano l’occasione di svilupparlo se si limitano a leggere personaggi costruiti ad hoc come Saviano.
Ultima cosa: come mai quasi nessuno si è indignato del fatto che ad Antonio Ingroia è stata tolta la scorta? Forse, perché non è uno scrittore newyorkese?