OmoerotismoÈ tutta questione di… scienza utile.

Ho letto ed esaminato molto attentamente alcune delle intense interviste rilasciate dalla Dott.ssa De Mari, come quelle pubblicate su L’intellettuale dissidente e La Croce.

La dottoressa afferma che nel corso della sua lunga esperienza di medico specialista in endoscopia e, quindi, in base alla sua clinica, vi sono evidenze scientifiche del fatto che la sodomia è gravemente nociva alla salute. Inoltre, sostiene che l’omosessualità non esiste, in quanto mancanza dell’incontro dei genitali maschili con quelli femminili, incontro che è finalizzato alla riproduzione. E conclude dicendo che la psichiatria è priva di dignità scientifica.

Direi che avremo da discutere su tali opinioni per molto più del tempo concessoci da una vita intera.

In quanto uomo di scienza, assumo che le affermazioni della dott.ssa De Mari siano basate su dati clinici ed evidenze scientifiche che, sebbene non divulgate oltre la loro asserzione, la stessa De Mari riserva tuttavia all’attenzione, allo studio ed al confronto con la comunità scientifica. Almeno, mi auguro. E penso anche che, allorquando tali evidenze saranno state opportunamente analizzate, verranno anche offerte alla comprensione di tutti noi.

Nell’attesa di poter osservare le sue rilevazioni cliniche ed anche gli studi posti a fondamento delle sue tesi, mi sento di affermare che un medico aduso all’esercizio della professione, nonché alla rigorosità del metodo scientifico, abbia il pieno diritto di sostenere, alla luce della propria casistica ed osservazione clinica, le sue tesi, anche quando fossero contrarie a quelle fondanti il pensiero dominante.

Premesso che, per propria natura, la conoscenza è in realtà un dinamismo ideale, il diritto ad esternare, sostenere e diffondere le proprie argomentazioni scientifiche (ripeto, anche in contrasto con quelle appartenenti alla consolidata tradizione tecnica, nel senso latino del termine) equivale al diritto di progredire nella conoscenza. Non dimentichiamo che, a livello epistemologico, ossia secondo i criteri scientifici che la stessa scienza utilizza per definirsi tale, ogni teoria è valida quando è passibile di falsificazione. In caso contrario, quella stessa teoria diventa dogma, ossia qualche cosa su cui non è possibile discutere, ma che viene accettato per fede cieca alla ragione.

In altre parole, non posso dimostrare come vera la Santissima Trinità con metodi scientifici, perché tale osservazione è preclusa alla nostra mente, sotto forma di indagine scientifica. Posso solo credere, per fede, alla Santissima Trinità, che rimane, ed è giusto che rimanga, oscura alla razionalità. Nel caso della scienza, invece e per esempio, la confutazione del “mal francese” come mortale e incurabile, è avvenuta con la scoperta della penicillina, grazie alla quale abbiamo salvato molte vite da questa patologia, e indagato l’avvento dell’antibiotico. Ecco perché ogni teoria scientifica deve in qualche modo essere posta sotto controllo con i tentativi di confutarne la validità. Non lo dico io, ma il padre dell’epistemologia moderna, Karl Raimund Popper. E la De Mari, dal mio punto di vista, anche se con un linguaggio colorito, sta facendo questo.

Ecco perché è un diritto da tutelare la libertà di manifestazione del proprio pensiero. Si tratta di una tutela presente nell’art.10 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, e di una ulteriore tutela costituzionale, offerta dall’art.21 comma 1 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. All’interno di tale articolo costituzionale sono incluse la libertà d’opinione e la libertà di ricevere, o di comunicare informazioni, o idee o critiche, di interesse pubblico.

Sentivo di dover prendere una posizione, il più possibile equilibrata sulla questione, perché ho l’impressione che si stiano fortemente strumentalizzando le pur poco condivisibili opinioni di una persona di scienza.

Tutto qui, semplicemente.

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