È tutta questione di… ospitalità.

Il Middle East Media Research Institute, vicino alla causa israeliana, con il proprio Head Quarter a Washington, ha pubblicato un video nel quale l’Imam della Moschea di San Donà del Piave invoca: “Oh! Allah porta su di loro ciò che ci renderà felici. Oh! Allah, contali uno ad uno e uccidili fino all’ultimo. Non risparmiare uno solo di loro. Fai diventare il loro cibo veleno, trasforma in fiamme l’aria che respirano. Rendi i loro sonni inquieti e i loro giorni tetri. Inietta il terrore nei loro cuori”.

Il filmato è in arabo e sottotitolato in inglese, con la traduzione confermata da esperti arabi.

Il ministro Angelino Alfano ha espulso dal nostro Paese l’Imam. Ha fatto bene, anzi benissimo, e questa mia affermazione non è dettata da ideologie di origine politica, ma è l’espressione di una impostazione, oserei dire, scientifica e disciplinare.

Sono sempre stato un fautore della tolleranza culturale, ossia della necessità di creare occasioni di confronto, anche tumultuose, fra opinioni e tradizioni diverse, rispettando però una caratteristica antropologica che la nostra specie possiede assieme ad altri mammiferi ed animali: la territorialità.

Non ne faccio assolutamente una questione di religione e di cultura, ma una questione molto più semplice, ossia geografica.

Il nostro rapporto quotidiano con lo spazio ed il tempo si traduce in rapporto con il territorio nel quale si vive e con le fasi della vita quotidiana che lo stesso territorio ci permette di sperimentare. Questa relazione, antropologicamente determinata e ben iscritta nella nostra mente, all’interno di parti cerebrali molto antiche, come l’Amigdala e l’Ipotalamo, è fondamentale per esercitare la tolleranza verso la diversità. Ma questa tolleranza è plausibile solo se accompagnata dall’intransigenza verso ogni forma di volontaria provocazione verso atteggiamenti palesemente aggressivi. Infatti, tollerare non significa accettare qualsiasi cosa, come qualche desueta e criminale ideologia ha fatto credere a molte persone in questo mondo, come se un qualsiasi territorio, abitato da persone che ospitano stranieri, fosse indifferente ad atteggiamenti anti-evolutivi ed aggressivi.

Incitare alla distruzione di un popolo, anche avesse commesso i più efferati delitti, da parte di qualsiasi autorità religiosa, che in alcune culture è persino autorevole politicamente, è esercizio di una tale ineducazione culturale che l’Occidente europeo (almeno quello più civile…) non può tollerare come presente all’interno della propria geografia.

Questo semplice concetto è valido per tutte le popolazioni finora studiate e conosciute su tutto il globo circumterrestre, e per trovare accettazione di tali impeti di aggressività bisogna vivere in Paesi in cui regna la dittatura, oppure scegliere un altro sistema solare che accolga simili dichiarazioni di intolleranza.

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