Porno e decaduta, c’è ancora speranza per la provincia italiana?
È tutta questione di… schifezza.
Lei, 45 anni, impiegata nel settore turistico e ben conosciuta in città, ora rovinata per sempre. Loro, 4 uomini (alcuni sposati), dentro un Suv, con il signore al posto di guida che filma 1′ e 6” di orgia.
Tutto questo accade a La Spezia, espressione di una fra le tante province italiane nelle quali ogni forma di cultura, di alfabetizzazione e di miglioramento educativo è lasciato ai margini, da anni di deficienza popolare che ovviamente elegge i propri adeguati amministratori comunali.
È inutile fare l’Expo 2015, con il giro delle tangenti milionarie e gli stand che costano cifre impossibili, per dimostrare al mondo che la nostra nazione è culturalmente all’avanguardia, quando la realtà della periferia è a questi livelli di disperazione e di degrado.
Io non mi permetto di giudicare le scelte sessuali consapevoli di persone adulte che agiscono l’hard, lo desiderano patologicamente al punto tale da esserne anche vittime come voyeurs, mentre mi sembra doveroso affermare che tutto questo accade quando nessuno viene educato a frequentare teatri, cinema oppure ad ascoltare un buon concerto per cui i video domestici diventano il luogo della notorietà popolare.
La provincia italiana (con pochissime eccezioni che si contano sulle dita di una sola mano) è una desolazione di zombi, adulti e adolescenti, senza meta serale, dediti all’alcool oppure alla pornografia perché nessuno propone qualcosa di culturalmente propedeutico, ossia didatticamente avvincente. È inutile costruire nuovi ponti oppure, nuovi porticcioli turistici, semideserti ed illuminati a giorno anche di notte nella totale desertificazione umana, e non pensare ad organizzare qualche cosa che migliori i progetti di vita dei cittadini. Tutto questo serve solo a portare voti alla solita classe dirigente che continua ad investire in quello che produce sempre più isolamento, perché nelle scuole non si educa alla frequentazione dei luoghi culturalmente interessanti.
Questi atti pornografici sono l’espressione di una disperazione patologica ma anche culturale che caratterizza la vita di poveri cittadini, abituati a votare, come bravi clienti di un cinema a luci rosse, coloro che non creano problemi rispetto alla loro stessa abitudine. Ma soprattutto, fortemente intenzionati a non volere nulla di migliorativo davvero, specialmente dal punto di vista mentale.
Eppure, fioriscono centri commerciali, dove tutti si ritrovano la domenica a passeggiare con la famiglia, invece di recarsi a gustare qualche esposizione pittorica (spesso di scarso valore in provincia…). Nei porti di provincia arrivano le navi da crociera che sbarcano turisti in rotta per le città d’arte, senza portare nulla di significativo al porto di attracco se non confusione.
E questa situazione è molto più pornografica dei porno girati e interpretati da adulti inebetiti dagli iPhone 6 oppure dagli Android, che hanno sostituito, con le loro applicazioni di messaggistica, tutte quelle droghe che facevano parte della beat generation. Con una sola differenza: che la beat generation ha creato letteratura, discutibile ma comunque letteratura, mentre il popolo alimenta la spazzatura nella quale gli amministratori lo fanno vivere, e che, evidentemente, lo edifica.
Cosa fare?
Chiedere a gran voce la programmazione di film utili e di stagioni teatrali e musicali nei luoghi cittadini; farsi sentire all’interno dei consigli di classe chiedendo gite più frequenti nelle città d’arte più importanti, per i propri figli; esigere che artisti e scienziati vengano in città a raccontare la propria vita e la propria professione, ed altro ancora…
Insomma, sarebbe opportuno farsi sentire, sostituendo la povertà intellettuale con la ricchezza di semplici idee.