Tutta questione di… mediocrità.

Quasi certamente da quando abbiamo imparato ad utilizzare il linguaggio, tra 73.000 e 50.000 anni fa circa,  la nostra specie ha utilizzato la parola anche a scopo distruttivo.

Ognuno di noi crea la propria realtà nel momento in cui è in grado di raccontarla, eppure mentre viviamo non ci soffermiamo quasi mai a pensare che tanto le azioni quanto i nostri pensieri, possono fare parte di una storia esistenziale. Viviamo e basta, senza porci troppi problemi circa la possibilità di raccontare un giorno la nostra vita. Ma, accanto al bisogno di vivere e quindi di agire, la nostra mente ha anche il bisogno di raccontare questo vissuto, attraverso un codice espressivo che ci permetta di trasferire la nostra esperienza di vita agli altri.

Ma che bisogno c’è di raccontare, oltre che la nostra vita, quella altrui? Lo facciamo quando la nostra esistenza è mediocre e non ci basta. Quando si vive, si entra inevitabilmente in relazione con il prossimo, e il racconto della nostra esistenza rientra così nel racconto dell’esistenza degli altri. Tuttavia, il pettegolezzo rappresenta una “deviazione”, rispetto a questo aspetto così naturale.

A volte comunichiamo ciò che crediamo gli altri vivano, esprimendo su questo loro vivere un giudizio di valore, positivo, oppure negativo. Quando facciamo questo, superando spesso il limite di una misura ragionevole, diventiamo pettegoli, esercitando due emozioni sociali che prendono il nome di invidia e gelosia.

L’invidia, come ci insegna la sua etimologia, (in – illativo e videre), significa “guardare contro”, per cui l’invidioso è colui che immagina qualche cosa che non appartiene alla vita reale di persona che giudica. Quasi sempre si tratta di una immaginazione che non evidenzia affatto le cose come stanno realmente, il che sarebbe un vedere, ma quello che si crede l’altro abbia di meglio rispetto a noi.

La gelosia, invece, è un tipo di opzione che si esercita in presenza di almeno altre due persone, costituendo, assieme a colui che la prova, una relazione a tre. Il geloso è colui il quale crede che qualcosa che gli appartiene gli possa essere sottratto da un terzo, esercitando quindi forme di possesso verso colui che crede di possedere in esclusiva. Sia la gelosia che l’invidia sono gli ingredienti fondamentali del pettegolezzo fra le persone e di alcuni individui verso altri individui, grazie al quale si cerca di lenire la noiosità della propria esistenza, specialmente quando è condotta all’insegna della mediocrità.

Spesso esercitano questa pratica anche le persone con alto livello di scolarizzazione, ossia persone laureate e professionisti di fama, che conducono però un’esistenza in stato di frustrazione quasi costante, per motivi diversi.

Come si combatte il pettegolezzo?

In un modo decisamente efficace: non frequentando coloro che lo esercitano e quando ci si dovesse trovare coinvolti, allontanandosi immediatamente dalla catena che esso prescrive, interrompendola anche con un “non mi interessano questo argomenti”.

Certo, in questo modo, molto giornali e programmi televisivi chiuderebbero, togliendo lavoro a molte persone. Ma si tratta di assumerci la responsabilità di migliorare la vita di tutti noi, e a volte è necessario imparare a dire di no, oppure a limitare la nostra sete di conoscenza pruriginosa sulla vita altrui.

 

 

 

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