Quando il suicidio è omicidio
È tutta questione di… omicidio.
Con questa notizia abbiamo raggiunto il fondo della disperazione umana, sia da parte dei genitori – lo voglio pensare – che da parte dei figli.
Avere tra i 5 e i 13 anni e decidere di togliersi la vita è una circostanza talmente paradossale e finale che non possiamo continuare a credere che la Cina stia attraversando il periodo più florido della sua espansione economica. La Cina è soprattutto queste cose: scrivo soprattutto perché la sua vera realtà è comunque quella della campagna con le sue condizioni di vita, come si descrive in sintesi nella notizia riportata, e non quella che si vive nelle metropoli.
La notizia del suicidio di gruppo di questi ragazzini abbandonati non può che farci riflettere sulla disperazione di questi genitori ma soprattutto ricorda a tutti noi l’obbligo di educare le persone di questo pazzo pianeta circa il valore della vita, specialmente coloro che non chiedono di essere messi al mondo in condizioni di pre-morte quotidiana.
Il relativismo culturale imperante – di cui si fa scudo anche una certa scienza ideologizzata – ci dice di accettare le tradizioni culturali altre, per cui secondo questa logica, dobbiamo prendere atto che il valore della vita cambia in base alle proprie tradizioni storiche, di costume e visione del mondo.
Questo approccio fa sì che accettiamo la globalizzazione solo quando ci permette di migliorare la nostra condizione di vita ma non ci fa minimamente interessare a tutte quelle differenze che la globalizzazione amplifica creando situazioni di disagio sociale ed economico come quelle descritte nell’articolo.
La vita, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi cultura, non può essere barattata in nome delle proprie tradizioni culturali e tanto meno per un benessere economico che costringe i genitori delle campagne sterminate a cercare lavoro abbandonando i propri figli.
Casi come questo sono in costante aumento: crescono i numeri di bambini abbandonati, soli e disperati perché si rendono presto conto che sono soli appunto e che non potranno farcela, giungendo a gesti estremi come quello dei ragazzini cinesi.
Quello che accade nella lontana Cina accade anche nel vicino territorio europeo: in situazioni simili, anche se non necessariamente contadine, l’infanzia è ritornata ad essere un’occasione di ulteriore guadagno economico all’insegna dello sfruttamento più bieco e disumano.
Vi sono tanti modi per abbandonare i nostri bambini: tutti sono altrettanti modi per ucciderli, in ogni parte del mondo.
Se non educhiamo davvero questa umanità al peso e alla bellezza che la vita assume in ogni sua forma, all’interno di qualsiasi cultura, ci troveremo molto presto a pentirci di non averci pensato in tempo.