Se lo Stato è… matto da legare!
È tutta questione di… organizzazione.
Credo siate tutti d’accordo con me sul fatto che forse mai come ora la politica italiana sia… “esilarante”. Della serie: ridere per non piangere. Ci sono però notizie per cui non c’è purtroppo nulla da ridere come quella riportata qualche giorno fa dal Giornale.
Un giovane con evidenti disturbi psichiatrici uccide a martellate il nonno: mi astengo da giudizi affrettati poiché le indagini sono ancora in corso, mi limito a considerare i fatti e fare qualche riflessione.
Rispetto ad una “normale” uccisione con un’arma da fuoco, e persino con una da taglio, azioni di questo genere hanno evidentemente una stretta parentela con la patologia psichiatrica.
Ora, gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) si sono appena chiusi nella nostra nazione ed io sono perfettamente d’accordo su questa saggia e civile decisione, ma resta il problema non banale di trovare una adeguata collocazione per i malati di mente. Il rischio, altrimenti, è quello di andare incontro ad altre situazioni come queste.
La psichiatria fornisce diagnosi decisamente opinabili. Lavoro da anni con esperti psichiatri e mi sono reso conto che oltre alle diagnosi, neanche la prognosi, strettamente legata alla terapia, ci può assicurare che la mente ritorni in condizioni di vita accettabili, sia nei confronti dello stesso malato che verso la società nella quale è inserito.
Insomma: le diagnosi, più o meno scientifiche che siano, non servono a nulla se poi non si interviene nel garantire un inserimento sociale di questo tipo di malati, anche sulla base del fatto che i manicomi sono stati aboliti, e giustamente.
Che fare quindi?
Sono fortemente convinto che solo attraverso una buona comunicazione multidisciplinare e il coinvolgimento di ulteriori professionalità assistenziali (assistenti sociali, tecnici della prevenzione, tecnici della riabilitazione psichiatrica e terapeuti di altri settori) si possono mettere a punto interventi di maggiore efficacia, personale e sociale.
Eppure l’Italia mi sembra molto lontana dal riuscire a gestire il problema della malattia mentale. E mi chiedo: siamo proprio sicuri che i veri “matti da legare” siano quelli che fino a poco tempo fa venivano chiusi nei manicomi?