foto presa dal webÈ tutta questione di… cervello.

E non è un caso se in questo momento particolarmente delicato della Storia del genere umano di cervello, ahimè, se ne stia usando davvero poco.

Se è vero, come sostiene Michel Schawartz nel suo ultimo libro  (appena uscito e già introvabile) che “noi siamo i nostri ricordi”, capiamo bene perché ci siamo ridotti alla condizione in cui ci troviamo: circondati dal male. Senza memoria, ogni forma di potere malefico è in grado di prosperare perché agisce su individui vacui per modificare l’idea di futuro, secondo le proprie prospettive di morte universale. Non si dimentichi che la vittoria più efficace del male è sempre la morte, ossia l’idea di una fine senza fine, di un nulla al quale non possiamo ribellarci.

Non è certo casuale che in queste poche righe abbia ripetuto più volte le parole morte, malemalefico, fine: converrete con me che è impossibile non farsi condizionare da quanto è successo la settimana scorsa a Parigi.

Si può reagire a questi tragici fatti in due modi: auto ingannandoci, dicendo a noi stessi e alle masse che vi sono i buoni e i cattivi e non vi sia nulla da fare o pensare che anche quello che accade nel mondo è nostra responsabilità e possiamo, nel nostro piccolo, fare qualcosa.

Ma cosa, chiederete voi? Per esempio scegliere di ricordare: se la memoria può essere utilizzata per guardare al passato o al futuro – con l’attivazione di specifiche aree del nostro cervello- significa che la Natura ci ha provvisti di queste abilità cognitive sulla base di una volontà che noi stessi, e il sistema della cultura nel quale siamo tutti inseriti, esercitiamo.

In altre parole, siamo stati dotati del libero arbitrio, la capacità di prendere decisioni che si rivolge tanto alla memoria del passato quanto al ricordo del passato per attivare comportamenti futuri. Risalire al passato oppure orientarsi verso il futuro, dipende da noi e dalla cultura nella quale viviamo. Noi possiamo decidere cosa fare della nostra memoria personale e collettiva.

Possiamo analizzare il nostro passato, verificare la permanenza di atteggiamenti primigeni e distruttivi, tanto nei criminali quanto negli altri, oppure decidere di utilizzare questi ricordi per ragionare su strategie nuove di difesa e di offesa verso il male.

Insomma, è ora di rendersi conto di quanto siamo fortunati: possiamo scegliere il nostro futuro grazie alla nostra memoria che ha un ruolo determinante per lo sviluppo della nostra specie e per quello dei singoli individui (questo lo sappiamo dal 2007, grazie a questa importante scoperta).

Preferiamo dunque vivere passivamente e vacuamente senza memoria o vogliamo ricordare per decidere del nostro futuro?

 

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