Il piacere di uccidere
È tutta questione di… educazione.
Una persona che cresce in un qualsiasi sistema culturale, e vi cresce dalla nascita, interiorizza atteggiamenti e modi di valutare il mondo di quel sistema, e dei suoi sottoinsiemi. Per esempio, un italiano che nasce a Milano, organizzerà la propria mente come italiano, con una serie di caratteristiche che lo rendono tale agli occhi di tutti, unitamente ad altre che lo rendono milanese.
Mi sembra di scrivere qualcosa di evidente, persino di ovvio, eppure da ciò che ho letto in questi giorni, o dalle giustificazioni che alcuni giornalisti, commentatori e intellettuali adducono, rispetto alla strage di Orlando, il tutto non sembra così ovvio.
Ecco perché mi trovo costretto ad affermare quanto segue.
Il criminale disturbato mentalmente, che ha operato tale strage, è certamente cresciuto in un ambiente che ha stimolato in lui la formazione di un senso di superiorità, e non solo rispetto ad esseri umani e ad altri in quanto tali, ma specialmente rispetto alle preferenze sessuali delle persone. L’attuale mondo mediatico occidentale stimola in tutti noi la convinzione che ogni aspetto della propria vita, come la sessualità, sia e possa essere alla portata del pubblico, ossia comunicato indifferentemente a tutti, come se ogni cosa potesse essere compresa. In realtà, non è affatto così, perché alcune cose necessitano di lunghe preparazioni cognitive.
Non è possibile capire un barbone, una prostituta, un gay, una persona “normale”, un’animalista, un padre oppure una madre per il solo fatto di vederne qualche ologramma alla televisione, oppure in qualche talk show di grido. Per capire le differenze bisogna essere educati a incontrarle sul proprio cammino, consci che durante questi incontri si deve tacere, e ascoltare il vissuto altrui, senza necessariamente credere di essere in silenzio, ma semplicemente dalla parte della ragione.
Avremo sempre più individui pericolosi in giro per il mondo, se non cominceremo a investire davvero più tempo e più denaro nella formazione, nell’educazione, dall’asilo all’Università, cominciando dagli adulti che vi lavorano, siano essi docenti o funzionari.
È necessaria un’azione educativa costante, continua e capillare, svincolata dalla pretesa che la nostra maestra sia la televisione, e non dimentichiamo che è “Cattiva maestra televisione”, come scriveva nel titolo del suo libro il grande Karl Raimund Popper.