Down è bello!
È tutta questione di… diversità
Come sapete nel 2016 ho pubblicato un testo intitolato Diversamente uguali. Noi, gli altri, il mondo, per le Edizioni Paoline. Non ho affrontato un’idea specifica di diversità, ma ho considerato una dimensione biocentrica e culturale assieme, grazie alle quali ognuno di noi è profondamente simile alle altre persone, pur mantenendo una importante quota di originalità. E sembra proprio che questa idea si stia facendo strada un po’ ovunque, come dimostra chiaramente questa notizia.
Sempre più spesso, ormai, leggiamo notizie di questo tipo e sono contento di scriverne, finalmente. La diversità è stata sempre oggetto di paura, e la reazione ad essa è spesso quella di allontanarla per non subirla, non sapendo che proprio in virtù di questo, la si alimenta e la si vive mentalmente con forza maggiore.
Può essere utile ricordare, a questo proposito, che già nel 1502 Hieronymus Bosch, nel dipinto La nave dei folli, confonde e definisce quella linea di confine tra il mondo normale e quello folle, affinché ognuno di noi possa riconoscersi in quella parte che meglio lo rappresenta, nei diversi momenti della propria esistenza. Essere down è, per esempio, possedere un alto grado di empatia emotiva, grazie alla quale le emozioni circolano fra gli esseri umani che accolgono una persona down con molta intensità e veridicità. È un’esperienza utile e importante per l’evoluzione delle relazioni interpersonali, e lo affermo perché da anni lavoro con ragazzi che presentano questa sindrome.
Ecco perché saluto con piacere questa iniziativa della televisione francese. Se smettiamo di stupirci inutilmente della diversità, per imparare a non temerla, possiamo ancora sperare in un’evoluzione di questa nostra società.