Atei? Nemmeno gli scimpanzé…
È tutta questione di… aprire le orecchie e il cuore.
Possono essere molte e di vario tipo le considerazioni emergenti dopo la lettura di questo articolo e della ricerca a cui fa riferimento.
La zoologia, in questo caso unitamente alla primatologia, procede nella sua ricerca scientifica anche con l’intento di comprendere quali stili cognitivi esistono nel mondo animale, e dunque fa riferimento anche a noi, esseri umani. Il problema, come peraltro si evidenzia nell’articolo, è chiedersi se studi di questo tipo danno i risultati attesi dagli stessi ricercatori o se le cose stanno in modo diverso. Penso che forse non lo sapremo mai, anche se lo sviluppo della tecnologia potrà un giorno favorire le formulazioni di ipotesi sempre più vicine alla realtà del mondo animale. Vedremo che cosa accadrà.
Intanto, mi preme però sottolineare in quale stato è attualmente la nostra specie, rispetto al problema evidenziato nella ricerca, ossia nei confronti di atteggiamenti empatici, la morte e l’idea che possa esistere qualche cosa assimilabile ad un sonno eterno. Al di là della ritualizzazione dell’addio definitivo, il funerale, come primo atto cognitivo pubblico con il quale inizia l’elaborazione di un lutto, mi chiedo perché la nostra specie sente, anche se in alcuni e rari esponenti, il desiderio di risolvere il problema del dopo morte negando che possa esserci qualsiasi altra cosa.
È come negare (con la presunzione tipica di coloro che temono ciò che negano, appunto…) la necessità di rispondere all’evento naturale della morte con l’idea, legittima ed empatica, di ritrovare i propri affetti in un altro mondo. Che questo mondo sia dunque abitato da un Dio, grazie al quale tutto è possibile, mi sembra legittimo pensarlo, oserei dire zoo-logicamente naturale. Ecco perché, secondo me, la ragionevolezza atea è espressione di individui empaticamente tristi nella loro valutazione del mondo affettivo.
Una persona religiosa è certamente più intelligente, ed utilizzo il termine nella sua accezione etimologica, da intus legere.