Sesso di gomma
È tutta questione di… tecnologia.
Che noi maschi si sia quasi banali, non è certo una novità. Questa è la notizia.
Non esprimo nessun giudizio di valore, di qualsiasi tipo, rispetto a questa pratica antichissima, e che rimanda ad origini antropologiche ben definite. Con una certa valenza nel mantenere un buon livello di precarietà all’interno della coppia monogamica, affinché il maschio continui ad esercitare la sessualità necessaria alla coppia stessa e messa in dubbio dalla femmina. La femmina umana sa benissimo di essere portatrice di interesse sessuale. Nelle stesse condizioni, ovviamente, si trova il maschio umano.
Cosa accade in questo caso, a livello socio-antropologico?
Dal mio punto di vista, siamo di fronte ad una concretizzazione, e quindi una esteriorizzazione, della realtà virtuale che i maschi possono sperimentare durante la visione della pornografia. Fare sesso con un manichino di silicone, peraltro completamente immobile, probabilmente freddo, e senza nessuna reazione computerizzata, significa realizzare le proprie fantasie sessuali all’interno delle quali la femmina rimane un oggetto. Andare a prostitute è cosa completamente diversa, visto che parliamo di una situazione in cui entrambi gli individui sono vivi, ed è comunque necessario rapportarsi con un essere umano vivente.
Inoltre, in questo caso, siamo in presenza di un’atmosfera particolarmente ambigua, visto che fino a quando non si conferma la prenotazione della stanza con il manichino, i clienti non possono nemmeno sapere in quale parte di Parigi, ossia in quale zona della città, devono recarsi per esercitare la loro virilità.
Insomma, il tutto è all’insegna di un’alienazione, all’interno della quale il contemporaneo maschio web può trovarsi a proprio agio, proprio perché si alienano tutti i rapporti che possono essere in qualche modo paritetici, ancorché commerciali. Ecco che non è necessario attendere dei femminicidi per renderci conto che si è educati a quel piacere sessuale distaccato sempre di più anche da un rapporto reale, sia pure prezzolato.
Insomma, le forme con le quali si crescono maschi incapaci di mediazione, dialogo, realizzazione reale di sé, sono all’ordine del giorno. Forse, in questo caso potrebbero venirci in aiuto le femmine diventate anche donne, nell’eventualità recuperassero il loro ruolo dialogante, specialmente all’interno della coppia.
Ma esiste ancora la coppia, o siamo quasi tutti scoppiati?