È tutta questione di… scelte.

È stata appena pubblicata un’indagine interessante sul grado di percezione della corruzione esistente nel mondo, tanto a livello culturale allargato quanto in riferimento alla parte politica delle diverse istituzioni nazionali.

Da questo articolo, presente nella rivista Limes (www.transparency.org/cpi2014/results), emerge chiaramente che la nostra nazione, all’interno dell’Unione Europea, si trova agli ultimi posti. Siamo uno dei Paesi del Vecchio Mondo in cui i corrotti non vengono puniti per le loro malefatte e la percezione che il popolo possiede dei propri politici è tale che essi non sono considerarti in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini, oltre che di prendersene cura.

In sostanza, in Italia la circolazione di beni e servizi avviene all’interno della famiglia, che rimane ancora oggi il nucleo fondante delle nostre relazioni sociali e culturali. Ed in famiglia tutto va bene e tutto si accetta, perché la comprensione amorevole viene prima di qualsiasi rispetto delle regole. È proprio questa convinzione che forma lo stile di vita che ci contraddistingue, grazie al quale ogni azione strutturata istituzionalmente assume le caratteristiche di una grande famiglia patriarcale, con le conseguenze che notiamo emergere quotidianamente.

Ma perché è così? Perché questi atteggiamenti mentali risalgono ai tempi dei romani.

Il “pater familias” ha da sempre il potere sui membri della famiglia, come accade anche in altre culture levantine, con le quali, peraltro, condividiamo la posizione nella classifica pubblicata, e questo potere diventa politico quando si trasferisce dal privato al pubblico. Forse, una possibilità, potrebbe essere quella di individuare una sorta di “podestà internazionale”, anche scelta a caso tra i Paesi meno corrotti, tra i più legali per intenderci, e chiedere ad esso di venire a governarci. Dovrebbe, ovviamente, portare con sé una “sua” classe dirigente, quindi non italiana, nemmeno nel DNA, sulla quale fondare una vera e propria nazione meritocratica ed onesta.

Si tratta di attendere ed assistere agli eventi futuri che porteranno l’Italia a scegliere fra due possibili strade: la prima, tortuosa, verso il rinnovamento grazie al “podestà internazionale”, oppure la seconda, diritta, che ci porterebbe verso il declino totale e quindi direttamente nel baratro.

Come sempre a noi la scelta, e nella nostra semplice quotidianità, perché è qui che nasce la legalità, non in parlamento.

 

 

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