Siamo tutti terroristi
È tutta questione di… terrorismo mondiale.
Forse non tutti gradiranno leggere ciò che è scritto in queste righe, ma ho pensato che sarebbe stato mio dovere puntualizzare alcune riflessioni, partendo dal titolo ma anche attraverso le considerazioni che seguono.
Si bruciano i rami secchi, mentre si lasciano vivere gli alberi che portano frutto; si bruciano gli uomini che non servono a nulla, come nella nostra storia abbiamo bruciato quelle donne che erano considerate streghe, ma all’epoca non c’erano i quotidiani telematici né Youtube.
Quando brucia un Uomo, brucia l’intera umanità, perché si tratta di un vero e proprio crimine contro l’umanità intera, come è accaduto di fronte ad altre uccisioni: nei lager sovietici e nazisti, a Guantanamo come nella ex Iugoslavia, durante la Santa Inquisizione e in Nigeria, e così via.
Da molto tempo questa umanità sta bruciando, e questo accade quando alcune persone pensano che per liberare il mondo dal male occorra infliggere altro male, sostituendosi a quel dio (volutamente scritto minuscolo) che si osanna proprio durante tali eccidi.
Ma perché andiamo a fuoco?
Si va a fuoco quando non si lavora, quando non si costruisce nessun tipo di futuro, ossia quando si ha “tempo da perdere con dio”, mentre qualsiasi vero Dio dell’Uomo è un monumento all’occupazione, al lavoro per tutti, perché è un diritto di tutti gli uomini poter lavorare, ossia costruire e farlo in pace. Solo la pace permette di costruire, altrimenti da qualche parte del mondo si opera, mentre da un’altra parte di distrugge.
Senza lavoro per tutti continueremo a bruciare e in diverse parti del mondo, fino a quando il fuoco aggredirà i corpi di tutti noi. Ci sarà, sempre meno lavoro per tutti e precarietà per molti. Non brucia nessuno in quei luoghi arabi in cui si stipulano contratti con le compagnie aree occidentali, oppure si alimentano club calcistici: c’è lavoro o quantomeno benessere per tutti, guadagni stratosferici per l’Occidente e l’Oriente.
Si fa presto a tornare al medioevo peggiore della nostra storia: creando califfati che imitino e realizzino quelle differenze fra clan economicamente rilevanti, proprio come accade nella totalità del globo. Oggi, non si tratta più solo di ignoranza, ma di calcoli economici secondo i quali tutto deve portare a guadagni sicuri, anche bruciando.
In realtà, i primi infedeli sono i terroristi che uccidono con modalità sempre più atroci, i secondi coloro che ci guadagnano a tenerli attivi ed assassini, i terzi tutti noi che crediamo di essere migliori affamando altri come noi. Dobbiamo tutti assieme prendere la decisione di allontanarci progressivamente dal benessere derivante dal potere e dal denaro, perché siamo talmente involuti da credere che ognuno di noi sia legittimato ad essere più ricco dei propri simili.
E scrivo “simili” apposta, per essere chiaro sul fatto che non possiamo alleggerirci la coscienza condannando gli altri, oppure rispondendo con altre uccisioni, perché ognuno di noi è sempre un altro rispetto a qualcuno.