Religiosamente ipocriti
È tutta questione di… sacralità.
In tempi che di sacro hanno, ahimè, ben poco, credo sia estremamente importante ricordare cosa sono i concetti di sacro e di religione.
È religione, etimologicamente parlando, tutto ciò che lega ogni essere umano a qualche cosa, sia in senso verticale – ossia nel tempo (come il passato è religiosamente legato al futuro, attraverso il presente) – che in senso orizzontale, ossia quando ci sentiamo legati ad oggetti, situazioni o persone che vivono con noi, nel nostro tempo.
Il termine da cui deriva religione è il latino re-legere, ossia scegliere, cercare oppure guardare con attenzione, e di nuovo, ancora. E cosa si sceglie? Si sceglie, con l’esercizio del proprio libero arbitrio, di legarsi a qualche cosa che si ritiene importante per la propria esistenza. E proprio da questa forma di attenzione verso l’altro si giunge, con un atteggiamento religioso, a prendersi cura di qualcuno, oppure qualche cosa. Secondo un’altra possibile interpretazione, il termine deriva da re-ligare, ossia unire di nuovo e più persone sotto l’osservanza di leggi e culto comuni.
Stabilito questo, vediamo ora il significato del termine sacro. Deriva dal latino, con una primigenia radice indoeuropea, sacrum e significa attaccato, nel senso di aderente ed avvinto, per cui il sacro è ciò che si trova attaccato alla divinità che, in quanto tale, è oltre il mondo sensibile, oltre la nostra quotidianità.
Ecco che appare ora chiaro come il sacro sia per l’Occidente, ma non solo, fonte di ambiguità: indica qualche cosa che ci tiene legati al nostro sentimento di perfezione, che esprimiamo con l’idea di Dio, e, nello stesso tempo, qualche cosa che è lontano dalla nostra vita quotidiana perché sovrasensibile. E come Dio è sacro, possono diventare sacri alcuni nostri legami che manifestano l’esigenza di essere percepiti vicini come volessero non essere abbandonati pur restando, al tempo stesso, qualche cosa di lontano da noi: come i nostri figli.
Ma siamo sicuri, specialmente in questo nostro mondo, di aver davvero compreso il senso profondo di questa forma straordinaria di legame? Abbiamo davvero raggiunto un discreto livello di consapevolezza circa questa sacralità riferita alle nostre scelte di vita, tanto da sospendere i giudizi di valore sulla vita delle persone, specialmente di coloro di cui non sappiamo nulla?
Mi riferisco a molte situazioni che stiamo tutti vivendo, prima ancora di decidere cosa fare degli Accordi di Schengen. E chi ha orecchie per intendere…