Se ami, soffri di meno…
L’ho sempre sostenuto ma ora ci sono le prove neurofisiologiche: vivere l’amore, in tutte le sue forme, ci permette di sopportare meglio il dolore.
Da questa ricerca emerge chiaramente quanto sia stretta la relazione fra il sentimento dell’amore e quello del dolore.
Dipende tutto dall’”ormone delle coccole”, l’ossitocina.
L’aumento della sua concentrazione nel sangue di ossitocina determina l’attuazione di comportamenti complessi di interazione sociale, oltre a determinare l’attaccamento tra madre e neonato. Questo peptide che il cervello rilascia direttamente nel sangue, è responsabile di tutti quei comportamenti basati sull’amore, sull’attrazione fisica, l’amicizia e la fiducia.
L’ossitocina inoltre aiuta a non sentire il dolore. Alcuni neuroscienziati – guidati da un gruppo di ricerca dell’Università di Heidelberg e del Max Planck in Germania con la partecipazione di Marta Busnelli e Bice Chini, ricercatrici del CNR e dell’Istituto Humanitas di Milano – hanno dimostrato che nel topo l’ossitocina contribuisce, fra le altre cose, ad inibire gli stimoli dolorifici promuovendo processi analgesici*.
Grazie a questo studio – spiega Valery Grinevich del Max Plack Institute- emerge che l’ossitocina, rilasciata da alcuni dei piccoli neuroni dell’ipotalamo, funziona come un potente analgesico. In due modi: in primo luogo, inibisce direttamente i neuroni del midollo spinale che trasmettono gli stimoli dolorifici al cervello e, in secondo luogo, favorisce l’aumento di altra ossitocina nel circolo sanguigno amplificando ulteriormente il processo di analgesia.
La scienza insomma dimostra che l’amore, l’affetto, le relazioni sociali permettono alla nostra specie di organizzare in modo più efficace la sopportazione del dolore, anche quello fisico. Non sarà quindi un caso che in questo periodo storico, in cui il nostro vivere sociale è sempre più disumano, assistiamo a manifestazioni continue di solitudine individuale oltre che di violenza apparentemente inspiegabili.
Questa tristezza spesso si esaspera ed esplode in azioni violente da parte di individui che non hanno più alcuna capacità di provare empatia ed attaccamento al destino altrui.
Questo causa un circolo vizioso pericolosissimo per cui siamo sempre meno aperti al prossimo, meno pronti ad amare in senso lato e quindi meno capaci di sopportare il dolore, anche quello della vita quotidiana. Insomma, siamo semplicemente più fragili e soli.
Vogliamo far circolare di nuovo un po’ dell’ormone della coccola?
*I risultati di questo studio sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Neuron.