Non ci caschiamo più…
È tutta questione di… politica.
Se leggete questo articolo, potrete fare una serie di considerazioni, assai simili a quelle che espone chiaramente l’autrice del pezzo.
Io desidero, invece, soffermarmi su una fondamentale considerazione generale, nel senso che non è legata al comportamento dell’attuale nostro premier.
In primo luogo, è necessario, secondo il mio punto di vista, ricordarci del modo in cui i nostri esponenti politici comunicano al mondo le loro intenzioni governative. Non è qualcosa di legato esclusivamente al comportamento del nostro premier, ma questo stile (ammesso che di stile si possa parlare) ha origini al termine della prima Repubblica. Non più le antiche comunicazioni pacate, all’interno delle quali si poteva individuare uno stile politico deciso, calmo e convincente, oggi assistiamo, e da parecchi anni, a un tipo di comunicazione alla Vanna Marchi (senza offendere la “regina” della vendita fasulla telematica).
Proclami, auto-convincimenti pubblici, slogan, pubblicità e regresso: eh sì, perché i comportamenti di questi individui che erroneamente definiamo “onorevoli” sono tutt’altro che onorevoli. Sia sufficiente seguire con attenzione cosa accade davvero in Parlamento, leggendo tanto gli atti parlamentari quanto ciò che ci racconta la stampa parlamentare, per renderci conto della situazione nella quale ci troviamo.
Certo, non è una caratteristica esclusivamente italiana. Altrettanto sufficiente è ascoltare lo stile con cui comunicano ai propri elettorati Hillary Clinton e Donald Trump: promesse senza termine, decisamente surreali, sia per gli obbiettivi che per la loro realizzazione.
La Buona Scuola con vecchi docenti è qualche cosa di esilarante, se non fosse anche tragica. Ma il sistema clientelare di tipo economico su cui si fonda il mondo, permetterà ancora per molto tempo la presenza di simili individui, perché saranno ancora in molti i disperati che voteranno, convinti che non si possa fare altro.