Ventisette anni di saggezza
Desidero commentare questa notizia. Ho imparato, ancora una volta da un giovane. Quando il nostro cuore si allarga, e la nostra mente si restringe, siamo davvero in presenza di un insegnamento. E non importa nulla se il maestro ha tre anni oppure venti. In questi casi, il silenzio è d’obbligo, perché ascoltare è il primo passo per potere poi parlare al momento giusto, nei luoghi giusti e con le parole più appropriate.
Di fronte alla deficienza spesso evidente di molti adulti, specialmente di quelli che dovrebbero rappresentare quel pensiero civile comune, leggere le parole di questa ventisettenne è commovente. E vorrei ricordare il significato etimologico di questo termine. Da commovere, ossia muovere assieme, ma anche agitare, mettere in movimento, conturbare. Perché quando i cuori si muovono, nella stessa direzione, la vita assume una particolare importanza. Diventa un’avventura di cui non si può più fare a meno, perché quando si procede nella direzione in cui il cuore ci conduce, la partecipazione all’avventura umana, nella sua totalità, ci introduce in quel mistero all’interno del quale siamo uguali. In quel momento, le differenze sulle quali basiamo le nostre convinzioni vengono meno, e ci sentiamo parte di un percorso destinato a tutti.
Certo, vi sono differenze, nonostante questa comunione. E sono le fermate di ognuno, durante il percorso. Stop che rimangono personali, individuali, anche se spesso coinvolgono coloro che amiamo e vivono con noi. Ecco, penso che la cosa più complessa, per noi esseri umani, sia proprio rispettare queste singole fermate, cercando di non giudicarle, di non valutarle, specialmente quando siamo noi stessi in cammino. Lo sappiamo bene: la percezione del movimento dipende da molti fattori.
Ecco, questa ragazza è andata oltre, non si è fermata al suo capolinea. Lo ha fatto ricordando a tutti quanto siano importanti alcuni atteggiamenti del cuore, ancora prima di quelli della mente. Il mio sentito e autentico grazie a quest’anima, perché ha saputo dare voce al silenzio assordante di molta umanità.
È così che il mondo diventa meraviglioso, anche di fronte alla morte. Per quei quattro giorni che restiamo in vita, sarebbe il caso, davvero, di pensare con attenzione alle nostre lamentazioni, specialmente agli oggetti verso i quali le dirigiamo.