Leggo perché…
È tutta questione di… confidenza.
Ho fatto una bella esperienza ad Alia, in occasione del Premio Letterario Nazionale “Grotte della Gurfa”.
Mi direte: “D’accordo, e quindi”? Come se fosse normale, facendo parte della giuria, aver avuto la possibilità di leggere molti libri, ventuno per la precisione, giungere ad una conclusione come l’assegnazione dei premi in palio.
Eppure, non è proprio così. Perché un libro, un incontro, un’occasione di confronto non finisce mai con un premio. Nessuno di noi, in questo mondo, viene premiato per il coraggio che esprime, perché è pauroso incontrare il cuore nelle persone che non conosciamo. Anzi, non lo vogliamo proprio incontrare. Che sconosciuti sarebbero se potessimo sapere quanto loro ci somigliano, quanto sono vicini alla nostra anima, anche se in involucri diversi?
Ecco perché vi sto raccontando l’occasione di crescita personale che ho vissuto durante questa esperienza. Io scrivo molto, e leggo altrettanto. D’altra parte, posso dire che le uniche cose che so fare nelle mia vita, e non per bravura, ma per costanza e tenacia, sono: studiare, leggere e scrivere s suonare il pianoforte. Per il resto, sono quasi un inetto. E forse, in questo mondo, essere disadattati è un valore aggiunto, almeno di fronte a certe mode vanitose che oramai imperversano nella vita quotidiana e nei social.
In sostanza, cosa ho scoperto, ancora una volta?
Ho compreso, con forza maggiore e con emozione, che dietro ogni romanzo, ogni racconto si nasconde un mondo ancora più importante di quello descritto: è l’anima dei questi giovani autori, che nel mormorio della loro vita quotidiana sanno afferrare quell’amore che li fa scrivere, senza pretese e nella semplicità di quegli appunti che ognuno di noi può prendere durante la vita quotidiana.
Leggere i libri dei tre vincitori, più il quarto (il premio della Giuria), valutati anche da cento lettori, ha fermato il flusso della mia vita, perché leggere ci ferma sempre, ci rende immobili nel corso del nostro andare. Quando leggiamo incontriamo le orme degli altri, perdendo di vista le proprie, come se il camminare fosse comune a tutti, senza esclusione. Eh, sì… in effetti, se siamo sinceri con noi stessi, abbiamo spesso l’idea di essere soli nel nostro peregrinare, ma non è così.
Ci sentiamo soli, ma non lo siamo mai.
Leggiamo dunque, perché ciò che fa bene al cuore, fa bene alla mente.