cèvitasinistraÈ tutta questione di… crisi.

Quando si dice non aver imparato alcunché dal passato!

Nel ripercorrere le orme del suo predecessore, Pier Luigi Bersani (che nel 2013 battezzò nelle file del PD l’allora Procuratore Pietro Grasso), ecco che il novello Segretario Nicola Zingaretti lancia il Procuratore Franco Roberti, candidandolo europeo per la circoscrizione Sud. Sulla persona del Dott. Roberti nulla quaestio. Il suo curriculum parla per lui. Dunque non è in discussione la scelta sull’uomo.

Ciò di cui, invece, si può (e si deve) discutere è ben altro.

Tutti conosciamo l’ascesa politica del Dott. Grasso, culminata con la sua fuoriuscita dal PD, la co-fondazione di LEU, un partito che il 4 marzo 2018 ha ottenuto poco più del 3%.La storia ha un senso, legato non soltanto al mero sviluppo cronologico degli eventi, ma anche al suo ruolo pedagogico. Il detto popolare secondo cui “la storia insegna”, è vero. E se insegna a noi cittadini, perché non insegna a chi, per mestiere, fa politica ed è destinato ad incidere sulle nostre sorti, a prescindere se dai banchi del Governo o da quelli dell’opposizione?

Il PD è refrattario agli insegnamenti della storia. Lo ha ampiamente dimostrato. Potremmo, persino, dire che la sua stessa esistenza in vita è antistorica. L’attuale esperienza di Governo, specie se rapportata alle ragioni della sconfitta della sinistra, durante le ultime consultazioni elettorali, dimostra un fatto. La scelta delle persone da candidare conta moltissimo, certo. D’altro canto è proprio dalle file dei candidati che “escono” i prossimi parlamentari e ministri.

Ma la scelta dei candidati, di per sé, non basta.

Occorre che questi ultimi possano spendere un valido programma di Governo, sul quale basare la propria campagna elettorale, in quanto destinato ad essere attuato una volta vinte le elezioni. Il PD non ha ancora compreso che gli elettori non guardano tanto ai candidati (di cui, per lo più, neppure hanno sentito parlare prima di quella specifica campagna elettorale) ma ai programmi. I cittadini scelgono i partiti da mandare al Governo, sulla base dell’offerta politico-programmatica che viene offerta loro.

Ed ora, più che in altri periodi storici, le singole persone si auto-derminano al voto, scegliendo tra chi sa offrire risposte concrete ai problemi sociali ed economici e chi, al contrario, non ha risposte spendibili. Ad un mese e mezzo dalle consultazioni europee il PD non ci ha ancora comunicato la sua idea di programma per queste elezioni europee. Solo slogan contro la destra. E, sottolineo, al PD non basta aver aderito a “Siamo Europei”, e mutuare il programma di Calenda per poter dire di avere un proprio specifico programma di governo europeo.

Pertanto, le domande sono: ben venga la candidatura del Dott. Roberti, ma quali sono gli interventi economici e le misure sociali che il PD intende far valere come azionista di “Siamo Europei”? Qual è l’idea di Europa che il PD intende promuovere, candidare e, ove possibile, realizzare?

Credo che rimarremo con questi interrogativi anche dopo il voto. E, di nuovo, la storia passerà sulla sinistra senza lasciarle traccia.

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