Problemi e soluzioni
È tutta questione di… precisione.
La tesi di Karl Raimund Popper è che la scienza sia un fenomeno biologico.
Egli sostiene inoltre che “la scienza è sorta dalla conoscenza prescientifica, essa è uno strabiliante sviluppo del modo di conoscere del buon senso comune, che a sua volta può venir visto come uno sviluppo della conoscenza animale” (Popper K.R., 1994, Alles Leben ist Problemlösen. Ùber Erkenntnis, Geschochte und Politik, Piper GmbH & Co., München, trad. it. 2001, Tutta la vita è risolvere problemi. Scritti sulla conoscenza, la storia e la politica, Bompiani Editore, Milano, pg. 47).
Inoltre, Popper sostiene che “ogni sviluppo scientifico si può comprendere solo nel senso che il suo inizio è un problema, o una situazione problematica, vale a dire l’emergere di un problema in una determinata situazione del nostro sapere di sfondo. (…) Questo punto è della massima importanza. La vecchia teoria della scienza insegnava – e insegna ancora, di continuo – che il punto di partenza della scienza sta nelle nostre percezioni o nelle osservazioni sensoriali” (Popper K.R., ibidem:49).
L’aspetto innovativo del pensiero di Popper, che peraltro lo rende assolutamente originale rispetto agli altri filosofi della scienza, è la concezione secondo cui non può esistere evoluzione senza la presenza costante di problemi. Egli sostiene che l’assenza di problemi non induce nemmeno alla osservazione delle cose. Si può in effetti osservare senza per questo assumere un atteggiamento scientifico, il quale è invece frutto della formulazione di un problema su ciò che si sta osservando.
La funzione che in questo processo cognitivo assumono i sensi è ovviamente basilare. Senza di essi non esisterebbe nemmeno la possibilità di porre problemi. Sono proprio le nostre capacità sensoriali che ci pongono nella condizione di risolvere i problemi, grazie alla adattabilità dei sensi ai dati del reale.
In altri termini, per poter affermare di essere in presenza di un arcobaleno come problema scientifico è necessario essere nella condizione fisiologica di poterlo osservare. In un secondo momento e sulla base di questo dato sensibile, possiamo decidere se porre l’arcobaleno come elemento meramente estetico, definendolo quindi bello, oppure porlo come una meraviglia, quindi indagarne l’eziologia e la struttura.
Dunque in ottica scientifica, sebbene le percezioni siano strumento urgente della conoscenza, la formulazione di un problema precede la costituzione dei tentativi atti alla sua risoluzione.
Bene, penso che in questo mondo, e quindi anche nella nostra nazione, vi siano molti dati sensibili che non sono ancora stati considerati come problemi, e che di conseguenza non si stiamo cercando soluzioni.